Edilizia, un mercato che cambia

Secondo i dati del Rapporto Formedil 2011 presentato a Perugia nel corso delle Giornate nazionali della formazione in edilizia, ai corsi hanno partecipato 26.668 allievi stranieri, in rappresentanza di 146 nazionalità.
Secondo le rilevazioni dell’Istat nel 2010 le unità di lavoro impiegate in edilizia sono state 1.930.000 milioni, di cui 1.200.000 milioni dipendenti. Lo sforzo formativo effettuato dalle Scuole Edili nel 2010 incide per il 6,5% dell’intera forza lavoro e per il 9,7% della forza lavoro dipendente.

Il numero dei corsi di formazione si è mantenuto sui livelli del 2009 (10.335, contro 10.633, flessione contenuta del -2,8%), a fronte di una diminuzione delle ore e degli allievi, scesi rispettivamente del 6,3% e del 7,4% nel 2010 rispetto al 2009.

È diminuito il numero degli allievi occupati, sceso dell’8,2% nel 2010 rispetto al 2009. La flessione, generalizzata, è caratterizzata da comportamenti diversi tra le aree geografiche e tra le regioni. In particolare, la situazione appare grave al Sud (-30,3%). In questo caso la formazione è una cartina di tornasole degli effetti della crisi sul mercato del lavoro. Cresce, infatti, viceversa il numero dei disoccupati che si rivolgono alle Scuole Edili per accrescere le proprie possibilità di impiego grazie all’acquisizione del sapere professionale. In valore assoluto, il numero dei lavoratori occupati è maggiore nel Nord Ovest rispetto al Sud; in percentuale, l’incidenza dei lavoratori occupati sul totale dei lavoratori formali è più che doppio al Sud rispetto al Nord Ovest: un fenomeno che interessa più il Sud del Nord Ovest: il 3,8% degli allievi frequenta i corsi per disoccupati nel Nord Ovest, contro il 7,8% del Sud.

Nel primo semestre del 2011 il numero dei lavoratori che hanno partecipato alle 16ore, i corsi di formazione obbligatoria di accesso all’attività edilizia si è attestato intorno a 7.000, con una riduzione di circa un quarto rispetto allo stesso periodo del 2010. I nuovi lavoratori formati dal sistema Formedil attraverso i corsi 16ore sono stati, nel periodo compreso tra gennaio 2009 e giugno 2011, circa 42.000, ovvero oltre il 10% di tutti i 412.000 lavoratori attivi nel mese di giugno. Ciò significa che una parte consistente dei nuovi ingressi nel settore dopo il 2009 è passata per la formazione iniziale – professionale e alla sicurezza – prima dell’ingresso in cantiere. Forse per la prima volta la formazione è uscita dalla marginalità per assumere un’inedita rilevanza quantitativa.

L’offerta formativa in un mercato in evoluzione
Il sistema delle Scuole Edili si è mosso per andare incontro alla domanda che arriva dal basso, in linea con il processo di riconfigurazione del mercato. Si è trattato, da un lato, di rafforzare la posizione sui ‘core business’ degli adempimenti normativi e contrattuali collegati all’ingresso nel settore edile, all’abilitazione nell’uso di macchine di cantiere e alla sicurezza e, dall’altro, di avviare processi di formazione e qualificazione sui segmenti innovativi del mercato. Si tratta delle “macchine da cantiere”, del risparmio e della certificazione energetica.

Il mercato che verrà: addio al costruire tradizionale, largo all’innovazione
Secondo i dati del Rapporto Formedil 2011, a cura del Cresme, tra il 2007 e il 2011 il valore del mercato si è ridotto del 20%. Alla fine della crisi del sesto ciclo edilizio dal secondo dopoguerra ci troveremo di fronte ad un mercato diverso da quello che abbiamo conosciuto.
Innanzitutto lo scenario sarà caratterizzato da una riduzione significativa del mercato tradizionale, quello della costruzione di nuove case, che verranno peraltro edificate con modalità diverse da quelle finora in uso (come richiesto dai nuovi regolamenti edilizi per il risparmio energetico).
La seconda novità riguarderà il mercato del low cost, in forte crescita come prima conseguenza della crisi. Da qui il potenziale sviluppo dell’autocostruzione; un ritorno dell’edilizia sovvenzionata; una nuova forma di integrazione di offerta tra soggetti pubblici e privati che ridisegni il modello di edilizia sociale; una riprogettazione del processo e dei modelli costruttivi tradizionali che trasformino il cantiere in qualcosa di più simile ad un luogo di montaggio e industrializzato (leggero) di quanto non sia già oggi.
E ancora, un ruolo importante nel mercato del futuro lo giocherà la geografia. La ripresa ha infatti come protagoniste le economie emergenti, che hanno manifestato un’eccezionale domanda di costruzioni. Negli anni 2000 la presenza italiana all’estero ha ricominciato a crescere, sebbene il fenomeno interessi un numero limitato di aziende. La progettazione della presenza sui mercati internazionali sarà una delle decisioni strategiche che le imprese medie e medio piccole strutturate e specializzate dovranno prendere in futuro.
Ma soprattutto una grande attenzione dovrà essere prestata all’innovazione: l’innovazione informatica che incide sui progetti, sul cantiere, sull’organizzazione di impresa ma anche sui prodotti, sull’ingegnerizzazione e sull’ottimizzazione del processo riducendo il costo dell’errore; la crescita di tecnologia e impiantistica nel cantiere; il partenariato pubblico e privato e l’integrazione tra risorse pubbliche e risorse private; l’integrazione tra servizi e costruzioni, tra costruzione e gestione e lo sviluppo della disciplina del facility management; “l’energy technology“ e la crescita della questione ambientale e del risparmio energetico, driver di un eccezionale mercato di “ricostruzione”.

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