Workshop internazionale Build our Nation step 4

L’iniziativa internazionale vede coinvolte 4 scuole di 3 paesi diversi, 250 studenti, 10 docenti, 2 associazioni, e centinaia di donne del Congo a cui il progetto è indirizzato.

Il workshop che si è svolto a Lecco è il quarto step del progetto Taifa letu Tujenge (Costruire la nostra nazione in Swahili), coordinato dalla Robert Gordon University di Aberdeen – Scozia, che vede coinvolte l’Universidad Politecnica de Catalunya, L’Escola Tècnica Superior d’Arquitectura de Reus e il Politecnico di Milano – Polo territoriale di Lecco, docenti responsabili: Massimo Tadi, Giuliana Iannaccone, Danilo Palazzo e Gabriele Masera.

Gli studenti del Politecnico che hanno partecipato, circa una trentina suddivisi tra i corsi di Ingegneria Edile-Arhitettura, Ingegneria dei Sistemi Edilizi e il corso internazionale di Architectural Engineering sono stati selezionati per merito attraverso una procedura di selezione interna.

Il laboratorio è strutturato in più step di lavoro, corrispondenti a fasi diverse di ideazione, sviluppo e realizzazione del progetto di uno spazio dedicato e sicuro per promuovere l’interazione e le attività della popolazione femminile. Uno strumento di importanza primaria per incentivare dinamiche sociali virtuose che portino a un effettivo miglioramento della condizione della donna nella società congolese.

Il primo step, svoltosi ad aprile, ha visto 250 studenti nelle rispettive sedi lavorare in collegamento skype con l’obiettivo di elaborare diversi concepts di progetto; successivamente attraverso una votazione on-line tra gli studenti è stato selezionato 1 concept per ciascuna università coinvolta – secondo step.
Nel terzo step una giuria composta da un collettivo locale composto da donne a cui la struttura è dedicata ha scelto il progetto che meglio le rappresentasse e che è stato poi sviluppato in progetto architettonico durante il workshop lecchese degli scorsi giorni – quarto step.
L’ultima fase di questa iniziativa – quinto step – sarà l’elaborazione del progetto esecutivo attraverso modalità on-line a cura di un team composto da studenti appartenenti alle 4 scuole partecipanti ed infine la realizzazione dell’edificio in Congo, l’associazione Tesseract Collective – Robert Gordon University, che ha promosso l’iniziativa, sta infatti procedendo all’acquisto dell’area.
L’aspetto innovativo di questo workshop è il concetto di condivisione e lavoro in simultanea basato sull’utilizzo di supporti informatici grazie a videoconferenze, blog e programmi di condivisione dati.

Azioni di collaborazione e di confronto con importanti partner internazionali sono preziose per arricchire il percorso di formazione degli studenti; dal punto di vista didattico, il lavoro di team permette di stimolare la creatività del singolo attraverso la condivisione di idee e spunti tra i partecipanti, consolidando le relazioni tra gli studenti e creando virtuose ed efficaci sinergie con università straniere.
Mettere a disposizione le proprie abilità e le proprie conoscenze per creare qualcosa di tangibile in un comunità in fermento è il valore aggiunto di questa esperienza.

Il progetto
La richiesta è stata di immaginare uno spazio dove donne di ogni età, cultura ed estrazione sociale possano essere ospitate per seguire corsi di formazione, seminari e workshop tematici. Plasmare un luogo sicuro dove una comunità possa sentirsi libera di agire creando le basi di una struttura sociale moderna e senza pregiudizi di genere.

Dato il particolare contesto, la riflessione sui materiali e il processo di costruzione diventa fondamentale per la fattibilità dell’edificio, in quanto tutto il necessario, dalla mano d’opera alle materie prime, deve essere reperibile localmente.

Il progetto definitivo che è emerso in questi due giorni di lavoro a Lecco prevede un complesso di edifici per circa 1000 donne, provvisto di aule, spazi collettivi, laboratori per piccole attività economiche e di un mercato coperto composto da una serie di piccole botteghe che funga da spazio filtro con la città.
La tecnologia costruttiva e la struttura dell’edificio sono state pensate per consentire la costruzione da parte delle donne; semplicità, leggerezza, flessibilità e rapidità di esecuzione sono state quindi le parole chiave.
La scelta del bamboo come materiale prevalente è stata affettuata proprio per rispondere a queste necessità. Gli studenti hanno quindi studiato specifici profili fatti dal bamboo tagliato con particolari modalità per la struttura portante (fatta a telai), sistemi di chiusura “a pannelli” leggeri sempre in bamboo e riempimenti per pareti frangisole (diaframmi), pareti chiuse e pareti finestrate.

Tutti gli edifici, sia quelli collettivi che quelli ad uso privato, sono stati costruiti su un modulo strutturale di 3X3 m con sottomoduli per i pannelli e aggregazione di moduli.
La tecnologia costruttiva ha tenuto conto dei problemi legati alla ventilazione naturale e al benessere interno agli edifici. Gli impianti sono stati semplificati al massimo per facilitare la manutenzione; particolare attenzione è stata prestata al ciclo del recupero dell’acqua piovana per il suo filtraggio con sistemi naturali. Anche i servizi igienici sono stati considerati per la possibilità di funzionare senza necessità di fognature al fine di produrre compost attraverso sistemi molto semplici ed evoluti di areazione e ventilazione.

L’edificio interpreta il tema della sostenibilità come condizione necessaria per realizzare gli altri obiettivi di realizzabilità, economia, indipendenza e semplicità.
Il processo di realizzazione inizia col piantare il bamboo in loco per fornire il materiale di costruzione, la sua coltivazione crea la prima forma di produzione economica del centro, la realizzazione da parte delle donne in modo autonomo è il primo segnale di emancipazione e quindi di acquisizione di competenze.

Si può quindi affermare che il progetto nasce da una visione olistica in cui ciascun aspetto progettuale e costruttivo assume un significato più complesso in relazione al sistema nella sua totalità, con l’unico scopo di fornire un luogo materiare e molteplici luoghi immateriali per l’emancipazione della donna e del suo ruolo sociale, economico e umano.

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