Il mondo che non vedo, l’archeologia industriale

Al Museo di Roma in Trastevere una mostra dedicata al tema dell’archeologia industriale e dei luoghi abbandonati e degradati delle nostre città. Una conferenza approfondirà il tema delle aree dismesse e del cambiamento generale dell’idea di città, una trasformazione urbanistica che dischiude idee e possibilità nuove dal punto di vista architettonico.
La mostra “Il mondo che non vedo” promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione – Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma e dall’Associazione Culturale Officine Fotografiche inaugura a Roma presso il Museo di Roma in Trastevere, Mercoledì 8 Settembre 2010 alle ore 18.00, e rimarrà aperta al pubblico dal 9 al 26 Settembre.

La mostra, che tratta il tema dell’archeologia industriale, dei luoghi abbandonati e degradati delle nostre metropoli, vuole essere un dialogo ed un confronto tra le architetture della città di Roma e quelle delle altre città italiane ed europee. Il progetto in mostra “Il mondo che non vedo” attraverso le opere fotografiche di Fabiano Parisi (Roma, 1977), punta l’obiettivo su un racconto per immagini di queste realtà, ponendo l’accento sull’estetica di queste strutture architettoniche private della presenza umana, tra geometrie purissime e prospettive frontali nelle quali viene esaltata la profondità e la sovrapposizione dei piani architettonici.
Il percorso della mostra, a cura di Chiara Canali, unisce una ventina di opere secondo due tipologie stilistiche: da un lato le fabbriche dismesse, emblema di una superata ideologia della produzione e del lavoro (fotografie applicate su ferro con tecnica mista e resine), dall’altro i luoghi di ritrovo sociale e di aggregazione collettiva ora abbandonati, come case aristocratiche, sale da ballo, chiese, cripte, teatrini, scuole (fotografie applicate su legno con tecnica mista, resine, e incorniciati).

Nel lavoro fotografico di Parisi convivono entrambe le dimensioni della vita sociale e di quella economica, a testimoniare il tramonto complessivo di alcuni riti, usi, costumi e tradizioni di un’epoca, quella del Novecento. Fabbriche a conduzione familiare, ville nobiliari, cinema di quartiere, teatri di provincia, chiese storiche stanno lentamente scomparendo, lo stesso panorama dell’Italia del dopo-guerra sta inevitabilmente cambiando per lasciare il posto ai cosiddetti non-luoghi, tanto conclamati da Marc Augè.

La fotografia di Parisi recupera informazioni del tempo passato e tramanda l’effige di un tessuto edilizio in via di abbattimento, di un edificio andato distrutto, o di un altro che va perdendo la propria originaria fisionomia a causa delle aggressioni del degrado atmosferico, con la consapevolezza di una malinconia, di una solitudine, di una frantumazione e di una mancanza a cui allude il titolo “Il mondo che non vedo”, preso in prestito da una raccolta di poesie di Fernando Pessoa.

L’ottica e il punto di vista di Parisi è quello di un nostalgico del XXI secolo che vuole riappropriarsi delle identità di luoghi antropologici ormai vuoti, perduti, privi delle persone che li hanno vissuti, la cui vita è nascosta nei cumuli di detriti abbandonati, nelle macerie affastellate, nella stratificazione delle muffe e nei depositi della polvere.

Il mondo che non vedo
Roma – Museo di Roma in Trastevere
dal 9 al 26 Settembre 2010

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