Costruzioni in ginocchio

“Una crisi devastante. L’industria italiana delle costruzioni è in ginocchio. Tutti i suoi comparti produttivi, dalle imprese realizzatrici ai produttori di laterizi, dal legno al vetro, dal calcestruzzo alle macchine di cantiere, dall’impiantistica alla chimica.
Per non dire delle società di ingegneria. Tutti hanno visto ridursi drasticamente attività, fatturati e di conseguenza l’occupazione”.
Paolo Buzzetti lancia l’allarme come Presidente di Federcostruzioni, Federazione aderente a Confindustria, che riunisce circa 100 associazioni imprenditoriali, che a loro volta rappresentano 30.000 imprese, con 3 milioni di dipendenti per 370 miliardi di fatturato.
“Un sistema – sottolinea Buzzetti – fatto di grandi aziende, si pensi al cemento, all’impiantistica, ai general contractors, ma soprattutto di centinaia di migliaia di piccole e medie imprese che non retoricamente, ma sostanzialmente sono l’innervatura economica che tiene in piedi questo Paese”.
Il presidente di Federcostruzioni ha evidenziato come la produzione industriale relativa alle costruzioni sia calata del 30% in 2 anni. “La recessione investe con una violenza sconosciuta le industrie produttrici del settore delle costruzioni. Basti pensare che la crisi della metà degli anni Novanta – da molti considerato un momento di forte difficoltà economica – abbia visto una riduzione in tre anni del 10%. Oggi siamo a tre volte tanto in un arco di tempo più ridotto.” Per Buzzetti “il fattore che caratterizza questa crisi e’ la rapidità. E la rapidità e la tempestività dovrebbero essere le virtù di chi deve contrastarla.
Invece sono passati sette mesi dagli stati generali e la crisi continua ad erodere il tessuto imprenditoriale con la conseguenza di far schizzare verso l’alto il tasso di disoccupazione.
Parliamo in un anno di 20.000 imprese che hanno abbandonato il sistema rappresentato dalle Casse edili. Parliamo di oltre 100.000 persone che nella nostra filiera hanno già perso il lavoro, corrispondenti a 10 milioni di ore lavorative.
Purtroppo in assenza di provvedimenti urgenti e di forte impatto le nostre previsioni sono che in un anno questi dati rischiano di raddoppiarsi.
Una situazione che riguarda tutte le province anche se l crisi colpisce soprattutto – in valori assoluti – le città e le province metropolitane. Roma ha perso in un anno 8.000 operai, Milano 4.500.
Altrettanti, per restare in Lombardia ne perdono complessivamente Bergamo, Varese, Como e Lecco. Le province del Veneto, senza contare Verona, registrano un calo di 3.500 operai. Particolarmente grave appare la situazione dell’Umbria dove complessivamente nelle due province la contrazione riguarda 4.000 operai su un totale di circa 14.500 iscritti.
Negli ultimi la crisi sta dilagando anche nelle regioni del Mezzogiorno, con molte province che registrano cali che si avvicinano al 25%, ovvero una riduzione corrispondente ad un quarto della forza lavoro iscritta un anno fa.
Tenendo conto della dimensione colpiscono i 3.800 operai in meno della provincia di Salerno, gli oltre 2.000 di Palermo, i 2.600 di Sassari e i 1.800 di Reggio Calabria.
Di fronte a questo franare, Buzzetti ha lanciato un forte grido d’allarme al Governo. “A sette mesi dagli Stati generali delle costruzioni il bilancio della politica appare decisamente deficitario.
L’occasione per rimediare potrebbe essere la Legge Finanziaria attualmente all’esame del Parlamento.
Il settore ha bisogno di risorse.
Niente aiuti sul fronte della fiscalità, meno risorse per le opere pubbliche, niente incentivi, tranne che all’automobile. Scelte per molti versi incomprensibili soprattutto nelle motivazioni. Si vuole difendere l’occupazione, si deve guardare ai settori più a rischio? Ebbene di fronte a questi numeri – ben più rilevanti di quelli di altri settori che continuano ad essere destinatari di aiuti e sostegno, a questa situazione che si fa sempre più drammatica di giorno in giorno, si continua a fare finta di nulla e a ripercorrere strade che già nel passato si sono dimostrate di retroguardia, incapaci di dare vitalità alla nostra economia”.
Le principali richieste della filiera delle costruzioni nell’ambito della Finanziaria: nuovi ammortizzatori sociali (sei mesi di cassa integrazione), pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, puntare su politiche che valorizzino l’innovazione tecnologica e in particolare che guardino alla priorità della riduzione dei consumi energetici e quindi si riconfermino gli incentivi alla riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare, allargare gli incentivi anche al settore dei macchinari e impianti per l’edilizia.
Federcostruzioni comunque farà la sua parte – ha concluso Buzzetti – impegnandosi per favorire un ampliamento del mercato, soprattutto guardando all’estero, sostenendo i processi di innovazione all’interno della filiera, in una logica di sinergia e di integrazione sia orizzontale che verticale, puntando sulla qualificazione del sistema produttivo.
Per il Presidente di Federcostruzioni “è necessario che si affermi anche nel nostro paese il valore della qualità e si riconosca il valore delle imprese che operano secondo le regole e garantiscono i risultati, combattendo duramente la battaglia contro il lavoro irregolare, i furbi, chi si esime dal rispettare le norme e danneggia committenze, mercato e utenza finale. Noi proporremo un marchio “doc” della filiera, dai materiali al prodotto finito passando per tutti i passaggi e i comparti che contribuiscono alla produzione edilizia. Egualmente chiediamo che si metta mano al sistema di selezione e di affidamento dei lavori puntando su criteri “reputazionali”, qualitativi in grado di garantire committenze e utenti. In questo ambito riteniamo fondamentale misurarci con la ricostruzione in Abruzzo quale banco di prova sia delle ipotesi di semplificazione procedurale prospettate dal governo, sia per esprimere nei fatti i concetti della qualità, della sicurezza, dell’innovazione tecnologica e della qualificazione degli operatori quali valori portanti in cui tutti gli aderenti a Federcostruzioni si riconoscono.

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