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La progressiva presa di coscienza del fatto che non sia sostenibile uno sviluppo basato sull’uso irrazionale di risorse limitate, che consideri cioè ogni intervento a sé stante e non in un’ottica di sistema, sta comportando di fatto un cambiamento, in termini evolutivi, dello “stato dell’arte” del costruire. Di fronte a tale scenario, il mondo della normazione deve essere pronto a cogliere il mutamento del quadro di esigenze al quale dovrà rispondere la prossima generazione di norme per le costruzioni, in termini non solo tecnologici ma anche ambientali, economici e sociali. L’obiettivo delle norme tecniche è infatti quello di stabilire lo stato dell’arte in un determinato contesto e di adeguarvisi nel tempo. La vera sfida è quella di saper cogliere in anticipo le reali esigenze del settore per poter essere tempestivi nel fornire strumenti normativi efficaci quando tali esigenze saranno esplicitate. La vera sfida è anche quella di saper riconoscere alla normazione volontaria su base consensuale la capacità di essere un vantaggio competitivo, sia da parte degli operatori privati, dimostrando la capacità del settore di qualificarsi attraverso un’autoregolamentazione che sappia premiare le eccellenze, sia da parte degli operatori pubblici, dai quali proviene il 40% della domanda, riconoscendo come elemento premiante la conformità alle norme volontarie su base consensuale, stimolando così l’innovazione, sia tecnologica di prodotti e sistemi, sia concettuale con l’introduzione di concetti quali il ciclo di vita, l’analisi del rischio, l’analisi costi/benefici. Un progetto ambizioso, secondo il quale gli edifici e i prodotti da costruzione non sono più considerati solo dei semplici oggetti fisici ma sono piuttosto visti come servizi progettati per agevolare la gestione in chiave prestazionale del ciclo di vita dei prodotti e dell’opera e come servizi di valore aggiunto per rispondere alle mutate esigenze dell’utenza finale. Tutto questo non può però prescindere da un più efficace coordinamento tra le azioni di Istituzioni e organismi di normazione, a livello sia comunitario sia nazionale, affinché sia superata la frammentazione del mercato causata dalle barriere di natura amministrativa, e un’effettiva attuazione della strategia di semplificazione legislativa avviata nel passaggio dalla Direttiva “Prodotti a costruzione” al futuro Regolamento, anche attraverso una maggiore flessibilità nella formulazione e nell’utilizzo delle norme, un alleggerimento delle regole per la certificazione e l’eliminazione di tutte le misure protezionistiche che hanno finora di fatto impedito la creazione di un vero mercato europeo delle costruzioni. Dal canto suo, UNI sta cogliendo l’opportunità di sviluppare processi normativi su quei settori in cui le competenze e le eccellenze nazionali consentono di essere all’avanguardia in Europa, anche sul piano normativo. Basti citare: i criteri di codificazione di opere e prodotti da costruzione, attività e risorse (il cosiddetto “codice a barre” dell’edilizia); la regolamentazione dell’iter di finanziamento delle operazioni immobiliari, per la definizione di criteri e parametri oggettivi, attraverso i quali sia possibile fornire agli istituti di credito degli indicatori sulla regolarità del generale andamento del progetto e, nello specifico, assicurare all’impresa la possibilità di avere concesse le erogazioni delle rate di finanziamento; l’interoperabilità attraverso l’integrazione delle norme prestazionali nei processi di produzione edilizia per promuovere innovazione e sviluppo sostenibile; i sistemi informativi per le attività di realizzazione e di gestione immobiliare; il controllo tecnico in esecuzione, per l’ottenimento delle garanzie di qualità e sicurezza nella realizzazione delle opere; la classificazione acustica degli edifici, sulla quale la futura norma sarà da un lato resa disponibile al legislatore come strumento normativo attuativo in tempi compatibili con i rapidi sviluppi attesi in ambito legislativo, e dall’altro uno strumento di qualificazione del settore e quindi un’opportunità di livellamento verso l’alto degli standard minimi, senza tuttavia che si possa prescindere da quello che è l’effettivo stato dell’arte scientifico-tecnologico a oggi raggiunto, consolidato su quelle che sono le positive realtà del mondo delle costruzioni. Per scaricare tutto il Dossier pubblicato su U&C n.7 – Settembre 2009 clicca qui Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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