Vegetal city

Giardini pensili che adornano grattacieli, cascate d’acqua piovana che sgorgano dai tetti, biomateriali e forme organiche, veicoli elettrici e dirigibili alati che sorvolano gli abitati. Quando si inizia a esplorare la mostra “Vegetal city”, allestita al Museo del Cinquantenario di Bruxelles e partner della Green Week organizzata dalla Commissione Europea (23-26 giugno), si ha la sensazione di vivere in un sogno, nel quale l’essere umano è riuscito a liberarsi della dipendenza dai combustibili fossili e a trovare un nuovo modo di vivere e di pensare le città.
È così che l’architetto visionario Luc Schuiten, nato a Bruxelles, immagina gli ambienti urbani del prossimo futuro: luoghi dove gli abitanti vivono in armonia con gli ecosistemi naturali, veri protagonisti delle aree urbane, perché “forse abbiamo dimenticato che siamo prima di tutto esseri biologici che abitano un Pianeta che è esso stesso vivo”, come sottolinea lo stesso autore.
L’esposizione, fatta di disegni, modellini e fumetti, si snoda attraverso progressive visioni di un futuro sostenibile, ambientate in diversi ecosistemi. Un’architettura vegetale insomma, definita dal suo creatore “archiborescenza”, la cui originalità sta anche nei materiali organici utilizzati, ispirati all’artista dall’amicizia con i biologi dell’associazione Biomimicry Europa.
Se da un alto l’urbanismo visionario di Schuiten va a integrarsi nel tessuto già esistente, con la sola aggiunta di innesti vegetali o di biomateriali per incoraggiare l’idea di uno stile di vita più sostenibile, come nel caso dei progetti per alcune città del Belgio, dall’altro lato l’eco-architetto stravolge l’immaginario urbano comune per dare vita a una progettazione viva, per la quale viene coniato anche un vocabolario ad hoc. Così troviamo gli “habitarbes”, alloggi ispirati ad alberi o fiori costruiti con materiali organici. Come quelli della “Lotus city”, dove le case hanno la forma di un loto.
Questo fiore, per le proprietà repellenti all’acqua delle sue foglie e le qualità interne alla struttura, offre svariate applicazioni. Per esempio, partendo dal meccanismo di apertura e chiusura dei suoi petali, dice Schuiten, è possibile progettare un sistema per immagazzinare il gas metano prodotto dai rifiuti organici della città.
Anche nel caso della “Tree house city”, ambientata in una foresta, le pareti esterne degli edifici sono fatte di un rivestimento di proteine traslucenti o trasparenti, ispirate alla chitina delle ali delle libellule. I pavimenti e i muri interni sono creati in modo da immagazzinare il calore e ridistribuirlo nei periodi freddi e di notte queste abitazioni si illuminano imitando la biologia dalle lucciole o di certi pesci dell’oceano.
Sono svariati gli ecosistemi in cui Schuiten immagina i suoi progetti. C’è l’“urbancanyon”, ambiente che ricorda il Grand Canyon dove le costruzioni sono progettate per catturare, immagazzinare e diffondere l’energia solare, con ponti sospesi per permettono il passaggio a piedi o in bicicletta. Poi c’è la “City of waves”, la città delle onde, un villaggio vicino a un lago dove le abitazioni hanno la forma di un’onda e sono dotate di pannelli solari. Nei fumetti che descrivono il progetto della “Hollow city”, invece, l’architetto progetta una città solare ispirata alle costruzioni dei nativi americani del Nuovo Messico e immersa in una vallata verde, con case alimentate da una turbina eolica a forma di piramide. In “The woven city”, infine, gli edifici sorgono intorno ad alti alberi di fico e le pareti esterne sono in materiale biotessile, simile a quello dei bozzoli dei bachi da seta o delle ragnatele dei ragni. Anche qui gli abitanti, nella visione di Schuiten, si muovono usando delle passerelle.
Futuristici anche i mezzi di trasporto per muoversi in queste città, come la “click car”, una piccola macchina urbana completamente automatica che può trasportare due o tre persone e progettata in modo da occupare poco spazio: si può infatti legare ad altri veicoli simili per creare dei convogli, un po’ come si fa con i carrelli della spesa. Poi ci sono i “cyclos”, veicoli individuali che si muovono con la forza dei muscoli e dotati di energia elettrica su richiesta. Infine, gli “ornithoplanes”. Questi aeromobili, simili a dirigibili, sono fatti di membrane la cui superficie cattura l’energia solare e la trasforma in elettricità per far funzionare i motori elettrici che azionano le eliche e fanno sbattere le ali.
Luc Schuiten è stato uno dei primi architetti europei a costruire una casa energeticamente autonoma grazie al Sole e al vento, l’Orejona house in Belgio. Tra i suoi progetti già realizzati ricordiamo anche Place du jardin aux Fleurs, a Bruxelles. A breve, infine, è atteso il completamento de “La cascata”: un getto spiovente di acqua piovana azionato da pompe ad energia solare, mentre alcuni ornamenti in materiali naturali sulle pareti degli edifici creano un angolo verde nella città. (r.p)

BRUXELLES
Vegetal City
Fino al 30 agosto
Musée du Cinquantenaire
Parc du Cinquantenaire
Orario: martedì-domenica 10.00-17.00
lunedì chiuso

Fonte Galileonet.it

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