Finco (Confindustria), piano casa: Sì al 30-35% per la sostituzione urbana, cautela sul 20%

La presidente Rossella Rodelli Giavarini sottolinea come «la uniformità o meno del comportamento delle Regioni costituirà un banco di prova per l’efficacia del federalismo. Il rischio è quello che si creino delle disparità tra cittadini italiani e tra imprese italiane di Regioni diverse, in termini di uguaglianza tra tutti i cittadini, ed in termini di forte differenziazione delle opportunità di lavoro tra le aziende. E’ quindi importante che venga dato un indirizzo incisivo, a livello centrale».

«A chi paventa scenari negativi, con cementificazione selvaggia diciamo che in realtà quella che per noi deve essere al centro del Provvedimento è una Sostituzione Urbana di Qualità, con il totale rispetto delle tutele ambientali, architettoniche e paesaggistiche, con i criteri dell’efficienza energetica, con l’utilizzo delle fonti alternative – aggiunge il presidente di Finco -. E’ inesatto parlare di cementificazione: non verrà consumato territorio (si deve poter ricostruire in loco oppure in posto diverso con inibizione tuttavia a riedificare nella zona abbattuta), ma si dovrà puntare sulla riqualificazione delle costruzioni esistenti».

Entrando nel merito, l’associazione sottolinea la possibilità di aumento del 30% della volumetria esistente per gli edifici residenziali o assimilati e fino al 30% della superficie coperta per quelli adibiti ad uso diverso. Attraverso l’utilizzo di materiali efficienti dal punto di vista energetico (non genericamente “bio”, ma efficienti energeticamente) si potrà raggiungere un incremento del 35%. «Anzi sarebbe opportuno innalzare il premio, per quest’ultimo tipo di intervento, al 40%».

Importantissimo è poi l’aspetto riguardante la “sburocratizzazione” dei procedimenti con ciò che ne consegue anche in termini di diritti del cittadino e di trasparenza dell’azione amministrativa. Da parte di Finco, quindi, il sostegno alla promozione della riqualificazione del patrimonio edilizio è forte ed assoluto per quanto riguarda il rinnovamento del patrimonio esistente, positivamente cauto con riferimento all’ampliamento degli edifici esistenti. «Puntare in questo modo sul grande comparto delle costruzioni come settore trainante capace di traghettare il Paese fuori dalla crisi è un atteggiamento consapevole e condivisibile, soprattutto perché stiamo parlando di un volano per l’economia che non necessita di soldi pubblici» prosegue la Presidente di Finco. «Potrebbe innescarsi un circolo virtuoso, con le famiglie che danno lavoro ad una quantità di imprese, smuovendo il credito bancario, che deve essere – aspetto che non mi stanco di sottolineare – a fianco delle imprese».

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