Investimenti in infrastrutture non al passo con gli altri Paesi europei

Non a caso, nella relazione dell’assemblea annuale dell’Associazione è tornato a battere sui temi a lui più consueti: il problema casa, le infrastrutture e, terzo, ma in questo momento molto sentito, il tema della sicurezza dei lavoro. Buzzetti ha riconosciuto al governo di avere discusso in Consiglio dei ministri i provvedimenti relativi al piano casa e alla legge obiettivo per le aree metropolitane. Snodi che i costruttori ritengono di vitale importanza alla luce di quanto accade nel resto d’Europa. “L’Italia ha il 18,8% del patrimonio di case in affitto, a fronte di un dato che in Germania è del 57,3% e in Francia del 40,7%. A questo si aggiunga che il numero di alloggi costruiti per le fasce cosiddette deboli è di gran lunga inferiore alla media Ue. I ritardi, del resto, non si limitano alle abitazioni realizzate nel settore dell’edilizia pubblica”. Buzzetti ancora una volta ha ricordato la distanza che ormai separa il mercato italiano delle infrastrutture da quello del resto del Vecchio continente. Negli ultimi trent’anni sono stati accumulati ritardi e mancati investimenti tali da spingere il Paese in fondo alla classifica europea. Dal 1970 a oggi in Spagna sono stati realizzati 9mila chilometri di autostrade, un ritmo simile è stato tenuto anche in Francia, dove si è passati da 1.500 a oltre 10mila chilometri di rete. Il dato italiano evidenzia, invece, che a fronte del primato di 4mila chilometri di autostrade nel 1970 dopo oltre tre decenni la rete non è neanche raddoppiata ed è ferma a 6.500 chilometri. Il guaio è che quello che vale per le autostrade vale anche per le ferrovie e l’alta velocità. C’è, poi, un altro dato che il presidente dell’Ance tiene sempre a ribadire: “l’Italia spende rispetto al resto della Ue un punto percentuale di Pil in meno per realizzare le opere pubbliche. Tradotto vuol dire che, sostengono all’Ance, negli ultimi dieci anni sono stati investiti 120 miliardi in meno rispetto alla media europea”. Vale infine ricordare il motivo di orgoglio dei costruttori, ossia il contributo garantito all’economia made in Italy nell’ultimo decennio. Gli investimenti sono cresciuti del 30%, a un tasso più che doppio rispetto a quello del Pil, e l’occupazione è aumentata del 31% rispetto alla media del 12,8% dell’economia italiana.

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