L’industria italiana e il mercato europeo delle costruzioni 2008 – 2010

Nell’occasione Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, ha presentato alcuni scenari relativamente alle opportunità per il sistema italiano delle costruzioni in Europa e nei Paesi emergenti.
I dati e le analisi proposte sono state discussi da rappresentanti delle imprese di costruzione (ANCE), del mondo della progettazione (OICE) dei produttori di materiali e macchinari (ATECAP e UCOMESA) e da un rappresentante del Ministero per il Commercio Estero.
Mercato mondiale delle costruzioni e international contractors L’ultima edizione della classifica dei primi 225 contractors mondiali, redatta dalla rivista americana ENR, e pubblicata ad Agosto 2007, descrive come il mercato sia ancora florido per i big delle costruzioni: il fatturato complessivo sfiora i 650 miliardi di dollari, segnando una nuova crescita (+15,6%) rispetto al 2005, un anno a sua volta di espansione.
La vivacità del mercato è stata anche più evidente con riferimento all’attività internazionale dei grandi contractors: 224 miliardi di dollari complessivi, una quota che raggiunge il 34,5% del fatturato complessivo e che rispetto al 2005 mostra una dinamica espansiva del 18,7%, contro un significativo, seppure più modesto, incremento dell’attività nazionale (+14,2%, per passare da 373,42 a 426,26 miliardi di dollari). Il maggiore incremento relativo in termini di fatturato prodotto all’estero, proveniente quindi da progetti internazionali, non ha riguardato in maniera uniforme le diverse aree geografiche.
Nel 2006 i due poli di attrazione dell’attività internazionale sono stati il Medio Oriente e l’America Latina, dove il fatturato dei 225 big è cresciuto rispettivamente del 47% e del 31,4%. Per l’attività nell’America centro-meridionale si tratta del secondo anno consecutivo di crescita a ritmo sostenuto, dopo un periodo di forte contenimento dell’attività, ovvero si è passati dalla fase di chiusura di alcuni progetti a quella più recente di avvio di nuove opere. Nel Medio Oriente invece nel corso di tutto il 2000 l’attività è stata di crescita continua, con tassi particolarmente espansivi nel 2003, 2004 e nell’ultimo anno. Il 2006 ha visto crescere in maniera sensibile anche l’attività internazionale in Asia, Nord America e Africa, con incrementi del fatturato rispetto all’anno precedente superiori al 18% in tutte le zone.
Solo l’Europa risulta aver perso margini di “attrattività” per i big, che hanno visto aumentare il proprio giro d’affari nel vecchio continente solo del 5%. Diretta conseguenza è il minor peso dei progetti europei, che scendono al 32% dell’attività internazionale complessiva.
Un elemento di novità è la conquista della terza posizione nella classifica generale da parte di una impresa cinese. Infatti mentre le prime due posizioni spettano anche nel 2006 alle francesi Vinci e Bouygues, con un fatturato rispettivamente di 32,7 e 25 miliardi di dollari, al terzo sale China Railway Engineering, con 21,3 miliardi. Con l’ingresso in decima posizione di China Communication Construction, solo ventesima lo scorso anno, diventano quattro i big cinesi, che si caratterizzano ancora per una attività fortemente orientata su progetti nazionali: in particolare nelle due imprese ferroviarie la quota del mercato internazionale è pari all’incirca al 3%, mentre si attesta su valori prossimi al 20% per le altre due. (vedi tabella 1 e 2).
Un mercato vivace e in evoluzione, dove si va sempre più diffondendo il ricorso a forme miste di finanziamento delle grandi infrastrutture e, come dichiarano dai vertici di Hochtief, “non c’è più neanche un paese dove non si guardi alle potenzialità del PPP”. Benché quello inglese continui ad essere il mercato più forte in fatto di partnership pubblico-privato, anche in paesi tipicamente in ritardo, come la Germania, il fenomeno inizia a crescere. Se quello del partenariato impone la conoscenza di nuovi strumenti realizzativi, che non sono fatti più di sola esecuzione ma coinvolgono in maniera rilevante attività progettuali e gestionali, dalla situazione dei mercati finanziari provengono alcuni elementi di difficoltà nella realizzazione dei progetti. Ovvero, a causa delle variazioni sempre meno “prevedibili” del costo del lavoro, delle materie prime e delle valute, stimare i prezzi di costruzione diventa sempre più difficile, diffondendo incertezza in un mercato dove fare stime e previsioni assomiglia sempre più ad una “scommessa”. Altri rischi, o meglio altri problemi connessi ad un mercato vivace, dunque attraente, provengono dall’ingresso di nuovi soggetti che spesso non hanno le competenze, la credibilità, o i codici comportamentali adeguati.
Molti contractors cinesi stanno recentemente sperimentando grandi cambiamenti, passando da quello che spesso è un puro servizio di esportazione di manodopera, a progetti che richiedono una attività di gestione, da forme di EPC (contratti di progettazione e costruzione) a forme di BOT(una delle più tipiche forme di project financing, che prevede che un soggetto pubblico rilasci a una società di progetto il compito di realizzare l’opera e l’incarico di gestirla).
Al punto che, come dichiara il presidente di China Civil Engineering Construction Corp., i principali ostacoli per molti contractors cinesi sono ora piuttosto di natura regolamentare che non tecnologica. Ma attualmente il rischio è che quello che era il principale vantaggio dei contraenti cinesi potrebbe diminuire: infatti, malgrado i controlli del governo cinese, il valore del renminbi sta crescendo costantemente, riducendo così i vantaggi nell’area di un basso costo del lavoro e dei prodotti e macchinari “made in China”.
L’India offre il vantaggio di non avere contractors giganti di proprietà pubblica, mentre la maggiore difficoltà sembra essere la pesante burocrazia. Ma è comunque un mercato dove è più facile entrare in competizione, e dove sono già attivi grandi big come Hochtief, impegnata attualmente nel settore degli uffici e delle abitazioni.
Il Medio Oriente è certo un mercato in rapida espansione, soprattutto nei paesi produttori di petrolio, in quanto gli ingenti profitti post-11 Settembre legati ai petrodollari nella regione sono stati investiti localmente, o nei paesi vicini, in infrastrutture o progetti di costruzioni, alimentando così un boom del settore. Alcuni big stanno realizzando grandi progetti in Arabia Saudita (è il caso di JGC che sta realizzando le principali infrastrutture per un complesso petrolchimico e di raffinazione), ma sembrano esserci ancora alcune difficoltà ad entrare nel mercato, dove è molto forte la presenza di imprese locali in quanto, fatta eccezione per i mega progetti, non c’è un vantaggio competitivo per i contractors internazionali.Nell’area medio orientale inoltre, soprattutto in Iraq e in Afghanistan ci sono forti tensioni in tema di sicurezza, come dimostra quanto accaduto ad alcune imprese turche, tra cui Kolin Construction Co, che ha costruito 400 km di strade in Afghanistan, assai spesso in condizioni pessime, con la perdita di sette persone, tra ingegneri e lavoratori, in quattro anni.
Le esperienze dei contractors in Russia sono miste. Da un lato si tratta di un ambiente estremamente difficile per l’attività economica, come dichiarano dai vertici di Skanska, che ha recentemente lasciato il mercato. Un ambiente difficile, caratterizzato da una significativa escalation nel costo del lavoro e dell’acciaio, ma che continua ad essere attraente ad esempio per il big francese Bouygues. Sebbene i pareri siano alquanto discordanti, è indubbio che la Russia sta attraversando una fase di boom nel mercato speculativo del petrolio. Ci sono grandi opportunità per lo sviluppo di nuovi campi di idrocarburi e nuovi tronchi di gasdotti nel nord ovest, nella Siberia orientale, e nella Russia estremo-orientale. Nelle ex repubbliche sovietiche il petrolio e il gas continuano ad essere i principali mercati, e offrono opportunità di lavoro significative, come dimostra l’impegno di Petrofac E&C in due progetti nel Kazakistan.
Spostandosi più a ovest, continua l’afflusso di capitale nell’Europa dell’est destinato a finanziare la rilevante domanda di infrastrutture. Tutti i paesi entrati negli ultimi anni nell’Unione Europea rappresentano nuove opportunità, anche se ci sono alcune difficoltà, come quelle riscontrate in Polonia in termini di iter burocratici. Il paese ha un enorme progetto di costruzione di strade, ferrovie, aeroporti e ci sono finanziamenti EU disponibili, ma il nodo cruciale è spesso rappresentato dalle difficoltà a ottenere i documenti e le autorizzazioni necessari.
Infine, in Africa si registra un boom del mercato delle costruzioni egiziano, che dovrebbe proseguire anche nel futuro. Il governo egiziano ha incoraggiato un clima favorevole all’attività delle imprese, e questo ha prodotto un boom degli investimenti stranieri diretti in Egitto. Il resto dell’Africa ha grandi potenzialità, ma spesso sconcerta la tendenza registrata in alcuni paesi dell’area ad aggiudicare i contratti ai big europei e statunitensi a prezzi più elevati. (vedi Tavola 1)

L’evoluzione del mercato delle costruzioni in Europa
Dopo il picco del 2006 il mercato delle costruzioni in Europa sta registrando una fase di rallentamento. Se, infatti, nel 2006 la crescita nei 19 Paesi monitorati da Euroconstruct1 era stata del 3,8%, nell’ultimo anno essa si è ridotta ad uno scarso 2%. E per il 2008 si prevede un trend positivo al di sotto dell’1,5%, con una tendenza verso una ripresa nel biennio successivo (+1,6%). (vedi grafico 1)
Ad incidere negativamente sull’andamento delle costruzioni in Europa è soprattutto la difficile fase economica dei Paesi occidentali: la crisi finanziaria, la straordinaria forza dell’euro, l’aumento dei tassi di interesse e i rischi della bolla immobiliare, soprattutto in Inghilterra, in Irlanda e in Spagna, sono le cause principali della recessione del mercato delle costruzioni.
Il risultato è un mercato delle costruzioni che cresce dell’1 – 1,3% nel prossimo triennio. Totalmente diversa è la situazione ad Est, dove l’economia cresce a ritmi elevati e gli investimenti nelle costruzioni, così come la domanda, restano alti. In questi Paesi il ritmo di crescita del mercato delle costruzioni oscilla tra il 7 e l’8%, con una previsione per il 2008 di oltre il 9%. (vedi grafico 2)
Nel 2007 la fotografia relativa ai 19 Paesi che fanno parte dell’Euroconstruct premia soprattutto la Polonia con una crescita del 13% e i Paesi scandinavi con una media intorno al 6%. Registrano invece andamenti negativi soprattutto il Portogallo con una contrazione di meno 2,8%, l’Irlanda (-1,5) e la Danimarca (-1,2%). (vedi grafico 3)
Tendenzialmente, nel prossimo triennio sarà soprattutto il settore dell’edilizia non residenziale a sostenere il mercato, coadiuvato dagli investimenti infrastrutturali che resteranno alti soprattutto per quanto riguarda i Paesi dell’Europa dell’Est. Netta, invece l’inversione del ciclo per quanto riguarda la nuova edilizia residenziale. In ripresa il rinnovo e la riqualificazione del patrimonio esistente. (vedi grafico 4)
L’edilizia industriale e commerciale costituisce il comparto trainante del mercato delle costruzioni nei Paesi dell’Europa occidentale, dove ha registrato nel 2007 tassi di crescita superiori al 5% con una tendenza positiva per il 2008 (+3,7%), un leggero rallentamento nel 2009 e una nuova ripresa nel 2010, soprattutto grazie ai significative investimenti previsti in Gran Bretagna. Le previsioni per la nuova edilizia residenziale sono di una caduta decisa soprattutto nei Paesi occidentali, dall’Irlanda (-9%) alla Danimarca (-4%) alla Germania (-2%), e via via fino alla Spagna (-1). Relativamente ai 19 Paesi Euroconstruct le previsioni per il triennio sono di oscillazioni negativi tra lo zero e il meno 1%. Fanno eccezione soprattutto Polonia e Repubblica Ceca dove invece anche gli investimenti in nuove costruzioni civili restano alti. Oltre all’edilizia residenziale sono gli investimenti in infrastrutture a caratterizzare la prosecuzione del ciclo espansivo nell’area orientale dell’Europa. (vedi grafico 5)
Soprattutto Polonia e Slovacchia godranno di significativi flussi finanziari derivanti dai Fondi strutturali europei. Complessivamente nel 2008 la crescita sarà del 18% e nel 2009 del 13% contro rispettivamente il 2,8% e il 3,2% dell’Europa Occidentale.

Nel segno dei mercati esteri la crescita delle maggiori aziende italiane
L’analisi sui bilanci delle imprese della filiera del settore delle costruzioni è un utile strumento per la descrizione delle dinamiche del mercato, attuata attraverso il comportamento delle performance degli attori dell’offerta. Pochi altri indicatori come i bilanci, in particolare se messi in serie storica, sono in grado di dare conto di che cosa è successo e sta succedendo nel mercato delle costruzioni. Da quattro anni l’analisi interessa 1.000 imprese della filiera delle costruzioni, e quest’anno i bilanci raccolti sono stati 1.200. L’elemento originale di questo lavoro sta nel tentativo di rappresentare la filiera delle costruzioni nelle performance dei suoi attori: progettazione, costruzione, produzione di materiali e impianti, distribuzione.
La crescita delle 1200 società della filiera delle costruzioni prese in considerazione ha registrato per il 2006 una crescita dell’11,7%. Del tutto inattesa nelle dimensioni, soprattutto se confrontata con il difficile 2005, quando la crescita del fatturato fu solo dell’1%. Ma il lavoro che abbiamo condotto su quei bilanci ci mostra una realtà ben diversa. In primo luogo, perché questa crescita non tocca allo stesso modo tutti gli attori della filiera. Soprattutto ne lascia fuori uno. Lascia fuori le imprese di costruzioni. Lascia fuori il protagonista del mercato. Secondo i bilanci delle prime 200 imprese di costruzioni il fatturato cumulato è cresciuto solo del 3,9% nel 2006. E se il deflatore vale 3,1 punti percentuali, la crescita in quantità è stata dello 0,8 %. Si dirà: sono le prime 200 imprese di costruzioni italiane. Non rappresentano il mercato. In realtà il nostro campione raccoglie anche i bilanci di imprese medie e piccole. E sono queste che crescono meno. Le grandi crescono dell’8,8%. Le piccole crescono solo dello 0,9%; le medio piccole, addirittura perdono fatturato e le medio grandi non crescono. In ogni caso il boom del fatturato 2006 non interessa nemmeno le grandi imprese di costruzioni, almeno in Italia. Infatti a leggere nei bilanci si scopre che il fatturato è cresciuto molto, si, ma all’estero. E’ cresciuto tra il 15 e 30%, mentre il fatturato in Italia non è cresciuto, anzi, è diminuito. Le grandi imprese italiane hanno ricominciato ad uscire dal nostro mercato, vanno a raccoglier parte del boom internazionale delle costruzioni. La crescita dell’economia mondiale richiama in Medio Oriente, in Cina, in Russia, in America latina, in Europa grandi progetti. E le nostre imprese ritornano sui mercati internazionali. Questa è certo una prima notizia. Giunti sull’altopiano si possono cercare nuovi sbocchi di mercato. Anche all’estero.
Ma non di meno hanno fatto le società di ingegneria: queste hanno visto crescere del 19,8% il loro fatturato, è una crescita eccezionale, senza uguali. Ma la crescita dei general contractors è ancora più importante. Chi cresce? Non crescono le società di montaggi e impianti, aumentano il fatturato con tassi ragionevoli le piccole società di progettazione trainate da Italferr, ma soprattutto crescono, del 25,3% i general contractors. Anche se non crescono in Italia. Tra i general contractors crescono i grandi, le società della classe con oltre 250 milioni di euro di fatturato: + 32,1% è il loro incremento nel 2006. E gran parte del loro fatturato è fatto all’estero. Secondo l’OICE, le società di ingegneria italiane vedrebbero il loro fatturato crescere del 43% all’estero e flettere dello 0,3% in Italia.
Per quanto riguarda le industrie produttrici di materiali la crescita complessiva è del l’11,2%, ma è una crescita che va letta considerando le molteplicità di comportamenti che la costituiscono, che in sintesi possiamo così tradurre: ben poca di questa crescita riguarda il mercato italiano. In breve l’analisi puntuale mostra che le industrie produttrici di materiali sono state fortemente influenzate da tre tipologie di dinamiche: la domanda estera (verso la quale sono andati: tondo per cemento armato, macchine, serramenti, materiale elettrico, rubinetteria e con minori percentuali di crescita, piastrelle di ceramica); la crescita dei prezzi, soprattutto dei metalli (il tondo cresciuto del 17%; metalli nell’insieme cresciuti secondo l’Istat del 6,5%; materiale elettrico 17,8%; rubinetteria e del valvolame, 13%);infine, il successo dei settori, dei prodotti e delle imprese in grado di innovare, attraverso la ricerca e lo sviluppo e attraverso l’integrazione con le attività di servizio. Insomma dello scenario brillante, dell’11,2% di crescita del fatturato 2006, resta ben poco sul territorio italiano in termini di quantità di prodotto.

L’industria italiana e il mercato europeo delle costruzioni 2008 – 2010
Sistema Integrato SAIE di Bologna Fiere e Cresme
5 Febbario 2008, Sala del Consiglio della Camera di Commercio (Via de’ Burrò, 147) – Roma

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