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A questo si affianca poi il record degli investimenti, che hanno sfondato il massimo storico di 150 miliardi di euro, cifra mai raggiunta negli ultimi 40 anni. La nota dolente riguarda invece il persistere del rallentamento delle opere pubbliche: una flessione che dopo il calo del 3% accusato quest’anno, farà sentire ancora di più i suoi effetti nel 2008, tanto da lasciare intravedere agli analisti la fine del ciclo positivo per il settore nel suo insieme. Secondo l’Ance (l’associazione che raggruppa le imprese di costruzione), all’allarmante caduta degli investimenti nelle grandi opere iniziata nel 2005, quest’anno si aggiunge una frenata nel comparto delle nuove abitazioni. Dopo anni di vivace crescita, infatti, nel 2007 la produzione di nuove abitazioni fa registrare un risultato sostanzialmente identico a quello del 2006. Una frenata che trova conferma nelle previsioni Ance per il 2008, anno in cui gli investimenti complessivi in costruzioni scenderanno dello 0,1% e il comparto delle nuove abitazioni farà segnare per la prima volta un calo dell’1%. Tra i fattori all’origine dell’inversione di tendenza, anche i cambiamenti nel mercato del credito, all’interno del quale, oltre agli effetti del deciso aumento dei tassi di interesse (2 punti percentuali in più negli ultimi 24 mesi, secondo i dati ufficiali), si temono le conseguenze della crisi Usa dei mutui subprime, quelli ad alto rischio, che hanno già messo in ginocchio alcuni grandi istituti di credito specializzati in questo tipo di attività. E’ vero che, almeno finora, la crisi finanziaria americana non sembra aver intaccato le banche italiane, ma è vivo il timore di una possibile stretta del credito a famiglie e imprese che potrebbero mettere in atto gli istituti italiani ed europei. Oggi a destare le maggiori preoccupazioni tra i costruttori è piuttosto l’andamento degli investimenti in opere pubbliche, un comparto che, dopo i risultati negativi del 2005 e del 2006, anche quest’anno fa registrare un pesante segno meno (-3%) e che, sempre secondo le previsioni dell’Ance, sarà in calo anche nel 2008 (-2,5%). Questi dati, rileva l’associazione dei costruttori, appaiono tra l’altro in contrasto con la consistente iniezione di risorse prevista sia dalla Finanziaria 2007 (+23%) sia dal disegno di legge collegato alla Finanziaria 2008 (+22%). Non a caso proprio l’Ance denuncia il paradosso che sta vivendo il comparto infrastrutturale: “Problemi di cassa, sommati a procedure lunghe e farraginose, di fatto annullano gli effetti degli stanziamenti, ostacolando la realizzazione degli investimenti previsti”. Si tratta, insomma, di una situazione “schizofrenica”, in cui da una parte c’è un orientamento a spendere, dall’altra un fermo della spesa. Situazione la cui naturale conseguenza è il calo, continuo e preoccupante, dei bandi di gara, che riguarda non solo i grandi enti appaltanti come Anas e Fs, ma anche i piccoli programmi di spesa. L’incertezza sulle grandi opere Il giudizio, a una prima lettura della manovra di finanza pubblica, non può che essere positivo: si può stimare, infatti, per il 2008 un aumento delle risorse per nuove infrastrutture del 22%, in termini reali, rispetto al 2007. Incremento che segue quello dello scorso anno, che già aveva visto aumentare del 23% gli stanziamenti per le infrastrutture. La linea decisa dal governo dovrebbe consentire di continuare quel processo di recupero dei livelli di stanziamento perduti nel corso del triennio 2004-2006, nel corso del quale le risorse per nuovi investimenti infrastrutturali sono state praticamente dimezzate. E a questo significativo aumento di risorse occorre inoltre considerare l’ulteriore finanziamento di interventi infrastrutturali per 2,9 miliardi, determinato dal Decreto Legge 159/2007. Le risorse potenzialmente utilizzabili per nuove infrastrutture ammonterebbero quindi a circa 24,5 miliardi di euro. Ma a preoccupare gli addetti ai lavori è il rischio che l’eccessiva lentezza del processo decisionale per il trasferimento delle risorse possa rinnovare la situazione di stallo registrata nel corso di quest’anno, nel corso del quale le maggiori risorse stanziate hanno prodotto effetti trascurabili sul mercato delle opere pubbliche. Particolarmente critica e significativa è stata la situazione dell’Anas, che ha subìto una flessione del 20,2% del valore delle opere bandite nei primi sei mesi del 2007, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, a causa dal ritardo accusato nell’approvazione definitiva del Piano di investimenti 2007-2011. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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