Segnali di frenata per le costruzioni, dopo 9 anni

Il livello raggiunto dagli investimenti in costruzioni nell’anno in corso, pari a oltre 150 miliardi di euro, costituisce il punto piu’ alto registrato nello stesso periodo e risulta superiore del 26% rispetto al 1998.
Nei nove anni di crescita il settore ha contribuito in modo determinante allo sviluppo economico del Paese, con tassi molto superiori a quelli del Pil, che è cresciuto del 13,6% contro il 26% delle costruzioni.
Nelle costruzioni lavorano oggi 1.948.000 persone, che costituiscono il 27,9% degli occupati dell’industria e l’8,4% dei lavoratori di tutti i settori economici.
Noto che la crescita del settore (+0,4%) è il prodotto di andamenti diversi tra i comparti.
Se prosegue il trend positivo del recupero abitativo (+1,8%) e dell’edilizia non residenziale privata (+1,9%), stimiamo un’allarmante caduta delle opere pubbliche (-3,0%).
I segnali del 2007 trovano conferma nelle previsioni per il 2008, anno in cui diverrà più evidente la frenata della produzione di nuove abitazioni (-1,0%) e proseguirà la riduzione dei livelli produttivi delle opere pubbliche (-2,5%).
La fine del ciclo espansivo degli investimenti per nuove abitazioni fa venir meno la spinta principale alla crescita del settore, osservata dal 1998 ad oggi.
Questa inversione di tendenza nella domanda di nuove abitazioni si confermerà con maggior enfasi nel 2008, anno durante il quale si manifesteranno anche gli effetti delle mutate condizioni del mercato creditizio, alle prese con un deciso incremento dei tassi di interesse sui mutui (+ 2 % negli ultimi 24 mesi), e con gli effetti della crisi dei mutui subprime statunitensi, che potrà indurre le banche italiane a selezionare in modo maggiormente restrittivo la propria clientela.

Sui problemi che potrebbero derivare dall’atteggiamento delle banche voglio essere molto chiaro.
La crisi finanziaria che, ad agosto, ha riempito le pagine dei giornali, ha riguardato esclusivamente il mercato dei mutui americani, un mercato del tutto diverso da quello italiano.

Rischi di “razionamento” del credito, dunque?
Un razionamento del credito in questa fase potrebbe avere esiti molto negativi sull’economia reale e sul settore delle costruzioni in particolare, sia sul fronte della domanda, sotto forma di minori mutui concessi alle famiglie, sia su quello dell’offerta, sotto forma di una riduzione dei finanziamenti alle imprese.

Come andiamo invece, a suo parere, sul “fronte” delle opere pubbliche?
Un discorso diverso va fatto per gli investimenti in opere pubbliche, alle prese con un trend negativo iniziato, ormai, dal 2005 e che continua ancora oggi, nonostante l’importante iniezione di risorse prevista dalle ultime due finanziarie (+23% nel 2007 e +22% nel 2008, anno in cui alle infrastrutture e’ stata destinata, inoltre, una parte importante del c.d. “tesoretto”, ovvero il maggior gettito fiscale accertato nel corso del 2007, rispetto alle stime del Governo). In questo senso, quello che sta vivendo il comparto infrastrutturale è un vero e proprio paradosso. Problemi di cassa, sommati a procedure lunghe e farraginose, di fatto annullano gli effetti degli stanziamenti, ostacolando la realizzazione degli investimenti previsti.

Quale ‘fotografia’ per il settore per l’anno che si chiude e quello che si apre?
Nel 2007 gli investimenti in costruzioni fanno segnare un incremento dello 0,4% rispetto al 2006, raggiungendo quota 150.455 milioni di euro.
Per la prima volta, dopo otto anni, il settore crescera’ a un ritmo inferiore a quello del Pil (per il quale si stima una crescita dell’1,9%), a causa del proseguimento del calo delle opere pubbliche e del rallentamento della nuova edilizia abitativa.
Il 2008 si annuncia, secondo le nostre previsioni, come un anno di complessiva stazionarietà dei livelli produttivi (-0,1% rispetto al 2007).
In termini assoluti, gli investimenti in costruzioni ammonteranno a 153.944 milioni di euro.
Chiediamo, per questo, al governo una decisa inversione di rotta anche sul fronte fiscale.
Il nostro settore rischia infatti di pagare a caro prezzo gli effetti di tutta una serie di norme, pesanti e punitive.

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