Il mercato dell’edilizia in Europa sempre in positivo

Nel confronto con il mese di febbraio, la crescita più consistente è stata registrata nel Regno Unito, dove a marzo l’aumento risulta del 6,9%, seguito da Spagna (+3,6%) e Romania (+2,4%). Per contro Eurostat segnala, sempre nel raffronto mensile, la flessione accusata da Germania (-6,5%), Slovacchia (-3,7%) e Portogallo (-1,2%).
Nel confronto con il marzo 2006, in tutti i Paesi europei si è comunque registrata una crescita, con la sola eccezione del Portogallo (-7,3%). Da rilevare le impennate nell’Est europeo, con il +41,6% della Polonia, +36,6% della Slovenia e il +32,6% della Romania. Complessivamente, a fronte di un incremento del 10,3% nell’edilizia residenziale, gli interventi nel settore del genio civile sono cresciuti del 13,4%.

Italia, bandi di gara in calo. In merito ai lavori pubblici e alle grandi opere, l’Italia rappresenta però una nota stonata nel contesto europeo. Bastano le cifre elaborate dal Cresme Europa Servizi per avere il quadro della situazione, non certo incoraggiante: gli importi messi in gara lo scorso mese di aprile sono ammontati a 2,356 miliardi, in forte calo rispetto ai 3,198 dell’aprile 2006. In termini percentuali, una flessione del 23%.
E’ quindi la flessione dei bandi di gara registrata in questa prima parte dell’anno a destare le maggiori preoccupazioni tra gli addetti ai lavori. E dall’Ance, l’associazione che raggruppa i costruttori edili, arriva il grido d’allarme anche sulle difficoltà di attuazione dei programmi previsti dalla Finanziaria 2007: malgrado il sensibile aumento dei fondi destinati a nuove infrastrutture, i progetti risultano frenati, e in molti casi bloccati, a causa dei ritardi nei trasferimenti da parte del ministero dell’Economia e per la mole di adempimenti burocratici richiesti.
Già nel 2006, sottolineano all’Ance, i bandi di gara si erano ridotti del 16,8% in valore e del 7,6% in quantità rispetto all’anno precedente. E questa contrazione, proseguita nei primi due mesi del 2007 (con tassi di decremento del 12,6% in valore e del 14% in quantità rispetto allo stesso periodo 2006) è continuata, come si è visto, anche nel bimestre successivo. In particolare risulta grave la situazione dell’Anas, i cui bandi hanno subito nei primi due mesi dell’anno una riduzione delle gare del 62,5% in valore e 28,2% in numero rispetto allo stesso periodo del 2006.
Ma non è solo il ridimensionamento del mercato. Ad alimentare incertezze sulle prospettive del comparto c’è anche l’inatteso mancato utilizzo delle risorse stanziate dalla Finanziaria 2007, che con un incremento del 26% degli stanziamenti per nuove infrastrutture sembrava destinata a interrompere una pesante contrazione (-43%) registrata nei tre anni precedenti. I ritardi e gli adempimenti burocratici richiesti, che si manifestano in contrasto con le aspettative che la stessa manovra di finanza pubblica aveva alimentato, fanno sì che le risorse promesse diano effetti solo sulla carta. A questo proposito l’Ance cita anche l’esempio dell’Anas, che potrebbe contare sì su risorse autorizzate e subordinate a un piano quinquennale 2007-2011 di investimenti, ma per l’approvazione dello stesso piano è previsto un iter talmente complesso, da condizionarne l’entrata in vigore in maniera sensibile.
Un altro rischio legato al regolare funzionamento delle attività delle stazioni appaltanti riguarda quella che l’Ance definisce l’inaccettabile discontinuità nei trasferimenti delle risorse da parte del ministero dell’Economia. Un’anomalia, questa, che rischia di creare un contenzioso con le imprese creditrici e un aggravio di costi a carico della stessa amministrazione pubblica. A rischio è anche la prosecuzione del programma delle opere strategiche comprese nella Legge Obiettivo: per questo programma è in corso da tempo una revisione e la ridefinizione dell’elenco delle nuove priorità.
E non basta. Un ulteriore rischio sull’effettiva disponibilità degli stanziamenti per nuove infrastrutture così come previsto dalla Finanziaria 2007 è legato alla reale disponibilità delle risorse che dovranno confluire nel “Fondo Tfr” presso l’Inps: infatti solo dopo la sua quantificazione, prevista nella trimestrale di cassa di settembre, sarà possibile conoscerne la reale consistenza e a quel punto iniziare a utilizzarne le risorse.

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