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Si è svolta dal 4 al 15 giugno la mostra didattica "Variazioni di luce in un interno", organizzata dall'Università Iuav di Venezia, Facoltà di Architettura, Corso di laurea in Scienze dell’Architettura.La mostra ha esposto 80 lavori, redatti dagli studenti del corso di "Architettura degli interni" tenuto da Franca Pittaluga nel Corso di laurea in Scienze dell’architettura. La didattica del corso ha proposto una serie di riflessioni incrociate sul "lavoro" della luce naturale negli spazi architettonici. Gli studi e i progetti si sono concentrati sulla percezione soggettiva degli spazi interni, assumendo intenzionalmente l’involucro edilizio come puro filtro, generatore di ombra e luce. Le attività del corso, svolte in parallelo, sono state tre, riassumibili nelle azioni di: sperimentare/osservare/proporre. 1. Sperimentare. In aula, per piccoli gruppi, gli studenti hanno costruito le boîtes à lumière: piccoli plastici sperimentali, sempre delle stesse dimensioni, ove nel corso delle diverse giornate si è diversamente lacerato o scomposto l’involucro, osservando e fotografando all’interno della scatola gli esiti dell’ingresso di luce. Diverse tecniche di azione sul guscio (dal semplice taglio alle quinte sovrimposte, dal captatori ai filtri di colore) hanno permesso di valutare le conseguenti qualità di luce nell’interno: sciabolata, morbida, radente, rifratta; neutra, guizzante, immanente… è difficile limitare gli aggettivi, di fronte alle 224 boîtes prodotte per la sperimentazione, nell’arco di sette settimane. 2. Osservare. In forma individuale, ogni studente ha scelto un’opera architettonica realizzata, tra gli esempi dei maestri o dei contemporanei, ritenuta esemplare per la qualità della luce naturale che ne permea gli interni. L’opera scelta è stata analizzata, ridisegnata e quindi rappresentata attraverso un plastico sezionato; su questo si è simulato l’ingresso della luce, fotografandone gli esiti come già per le boîtes. Sezioni di progetto di Aalto o Kahn saranno quindi, in mostra, osservabili accanto a quelle di Baeza o di Kuma. Simulazioni virtuali su modelli cad tridimensionali hanno accompagnato gli studi effettuati sui plastici, per approfondire le osservazioni sull’opera della luce all’interno delle variazioni giornaliere. 3. Proporre. In forma individuale, ogni studente ha messo a punto un progetto, manipolando lo spazio già studiato. Nel passaggio al progetto, si è mantenuto come vincolante il tipo di captazione della luce, mentre si è liberamente intervenuti sulla dimensione dei nuovi spazi progettati e sulla loro funzione. Ogni progetto di interni è descritto attraverso le tradizionali forme di rappresentazione del disegno, ma anche verificato attraverso un plastico, ricorrendo per la terza volta all’uso della telina nera, del sole, della macchina fotografica. Un ulteriore vincolo imposto dalla docenza riguarda le dimensioni del plastico finale: uguale per tutti, l’involucro di progetto ha la medesima dimensione delle boîtes à lumière realizzate in aula, ma ogni boîte di progetto "intrappola" in una unica dimensione spazi che rimandano a scale diverse e a differenti funzioni: una casa al 50, una stazione metropolitana al 200, una caffetteria al 20… Le tre attività del corso – sperimentare, osservare, proporre – sono state documentate nella mostra da 21 lavori individuali, di cui si sono esposti i plastici di studio e di progetto, il book riassuntivo in piccolo formato, un video con le principali immagini di progetto. Alcune boîtes à lumière realizzate in aula sono state esposte "dal vero": attraverso un piccolo foro di osservazione, le semplici scatole di cartoncino bianco hanno permesso di apprezzare le proprie, singolari, variazioni di luce in un interno. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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