Architetture del bianco

Sabato 9 settembre alle ore 19.00, verrà inaugurata presso il MLAC, Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università di Roma “La Sapienza”, la mostra Architetture del Bianco.
L’evento fa parte della programmazione della Notte Bianca, promossa dal Comune di Roma e dalla Camera di Commercio di Roma, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Nello spazio del Museo Laboratorio, immerso nell’oscurità interrotta da bagliori e passaggi di luce, gli artisti francesi Robert Cahen, Isabelle Fordin e Philippe Laleu propongono architetture bianche, dove si delinea il passaggio tra lo spazio interno ed esterno, caratterizzato da immateriali geometrie di suoni e scritture rituali in cui il bianco e il corpo enunciano la loro immanenza.
Su questa lettura, individuata dal curatore Vittoria Biasi che presenterà al termine dell’evento il libro “Le architetture del bianco” (Gangemi Editore), si articola il percorso artistico delle poetiche di Robert Cahen, Isabelle Fordin e Philippe Laleu.
“La video installazione di Robert Cahen, Traverses, impone il silenzio dell’attesa, la sospensione. Un divenire che si affaccia e retrocede, ritorna in un dialogo perenne nel bianco e con il bianco. Isabelle Fordin propone un viaggio tra le pieghe e i suoni del bianco, da ascoltare nell’esclusivo dialogo con se stesso.
L’installazione è accompagnata da un evento sonoro, dal vivo il giorno dell’inaugurazione, elaborato con il compositore inglese Mike Cooper: 12 immagini accompagnate di suono, un suono ambiente breath/heart nello spazio e 12 suoni, un suono per ogni immagine. Infine, Philippe Laleu espone il suono di un amore cieco della cantante tailandese, ‘ritagliata’ ed estraniata dalle bellezze di Bangkok.
I tre artisti francesi sono accomunati dal rapporto profondo con l’Oriente, secondo un pensiero e una filosofia vicina ai modelli storici colti nell’essenzialità del pensiero.
La costruzione della mostra respira una filosofia barocca della linea tra l’invisibilità del visibile, un’esperienza dell’oriente nella formazione occidentale”.
Prosegue la Biasi: “Il bianco, successivo alla ricerca monocroma, è lo spazio, la pausa, il passaggio della riorganizzazione, di chiaro rimando alla concezione filmica di Kieslowki e agli studi di Henri Meschonnic e di Carlo Ginzburg. Riflessioni deformate, frammentate su materiali specchianti di architetture contemporanee contribuiscono alla formazione di un visus e di una visione del bianco desideroso del corpo, della pelle, delle pulsioni, delle differenze.

Per ulteriori informazioni
www.luxflux.net

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