I Fortini della Fame

GRAS CALCE

Nessuno penserebbe a una linea difensiva, guardando quei tetti a trottola che ricordano le casette delle fiabe, eppure questa era la funzione dei Fortini della Fame, gli edifici cilindrici sorti alla metà dell’Ottocento sopra Camorino, per contrastare un possibile attacco da parte degli Austriaci di stanza nella limitrofa Lombardia.
Nel 1848 scoppia a Milano la rivolta anti austriaca, passata alla storia come “le 5 giornate di Milano”; la guarnigione imperiale lascia Milano per ritornare dopo qualche mese in forza capitanata dal feldmaresciallo Radetzky. Per sfuggire alla cattura, lasciano la città circa ventimila persone tra cui anche Carlo Cattaneo.
Gli esuli si dirigono in Piemonte, in Francia e in Canton Ticino, non filo austriaco, che diventa quindi un centro della cospirazione.
La cosa non piace all’Impero che decide di chiudere le frontiere, prima nel 1848-1850 e successivamente tra il 1853-1855.
A seguito del blocco il Canton Ticino, che trovava come naturale sbocco lavorativo la Lombardia, venne letteralmente ridotto alla Fame.
Da qui il nome dei Fortini la cui costruzione iniziò per prevedere la difesa del Cantone ma anche per occupare centinaia di persone rimaste senza lavoro.
La costruzione dei fortini si inserisce in un programma più ampio che comprendeva la realizzazione di murate, batterie e ridotti.
Per un paio di anni vennero impiegati circa 500 rifugiati provenienti dalla Lombardia.
Le cinque torri rotonde furono realizzate alte 10 metri con un diametro di nove e con muri in pietra intonacati a calce, spessi un metro e mezzo alla base e un metro nella parte finale.
In origine avevano due piani di tre metri l’uno, con una scala interna di collegamento, il tetto conico in lamiera e due ordini di feritoie.
Fortunatamente le opere fortificate non dovettero resistere a nessuna invasione e non vennero mai veramente collaudate: l’Austria nel 1855 tolse il blocco perché costava caro e impiegava un elevato numero di soldati.
Furono le ingiurie del tempo, l’incuria e l’opera dell’uomo a minarne gli involucri: nel corso degli anni sparirono gradini, infissi, travi, i tetti completi.
Tra il 1944 e il 1952 i fortini della fame furono venduti, affittati a privati, e in parte manomessi e solo grazie all’opera di sensibilizzazione condotta dall’Associazione Fortini di Camorino si è potuto procedere agli interventi che hanno portato al recupero degli stessi.
Seppur non di grande valenza architettonica, l’importanza dei fortini va ricercata nel loro valore storico ed evocativo.
A oggi ne è stato recuperato totalmente uno (la torre detta “Ai Scarsitt” dal nome di una famiglia patrizia estintasi all’inizio del secolo) e interventi parziali hanno interessato altri tre dei cinque manufatti.
L’intervento di recupero della torre Scarsetti, progettato dalla Sovrintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici, è consistito nel rifacimento della copertura in lamiera e dell’orditura del tetto in legno, a seguito di uno studio tipologico condotto su quelle esistenti, nella ricostruzione di un ammezzato, della scala in legno di larice e nel rifacimento dell’intonaco.
L’intonaco utilizzato, predosato e fornito in sacchi, è in calce, di tipo tradizionale, prodotto dalla Gras Calce secondo antiche ricette; è stato prescritto per le sue caratteristiche di compatibilità con la preesistenza, perché poco invasivo e traspirante.
Infatti solo con intonaci di questo tipo è possibile non alterare le caratteristiche termoigrometriche delle murature antiche; è stato campionato in cantiere e scelto, come tutti gli altri materiali, dalla Sovrintendenza.
Prima di intonacare le superfici, si è proceduto alla scrostatura del vecchio intonaco mettendo a nudo i muri in sasso, che sono stati lavati e spazzolati per eliminare qualsiasi residuo incoeso.
Successivamente, con l’intonaco di calce, sono stati chiusi gli spazi tra le pietre per formare un superficie di stesura il più possibile complanare, operazione facilitata dalla plasticità del prodotto.
L’intonaco è stato poi applicato e steso in più mani, dalla rinzaffatura di aggrappo alla lisciatura della superficie; la finitura finale è stata realizzata con “frattazzo fine” di legno.
L’intonaco, di un caldo colore nocciola, è a vista e presenta il tipico effetto velato di questo tipo di finiture.
I cinque fortini sono collegati da un percorso didattico di circa due ore con pannelli esplicativi riportanti notizie storiche e geografiche.

Intervento: ristrutturazione fortini della Fame
Località: Camorino, Bellinzona _CH
Progetto: Sezione Logistica del Canton Ticino, Sovrintendenza ai Monumenti e Beni Culturali del Canton Ticino, prof. Giuseppe Chiesi
Direzione Lavori: architetto Toma Varela, Sezione Logistica del Canton Ticino
Anno di realizzazione: 2003
Fornitura: Regusci SA, Bellinzona (CH)

Prodotti utilizzati
Siligras (malta antica predosata per muratura e intonaco), Gras Calce COMPOSIZIONE
Grassello (idrossido di calcio)
Calce idraulica naturale (Calix Italcementi)
Aggregati silicei 0/2

Per approfondimenti sui prodotti Gras Calce
www.grascalce.it

Per ulteriori informazioni
www.fortini-camorino.ch

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