Ance: risultati positivi per il settore delle costruzioni

“In uno scenario complessivo di debole sviluppo, le costruzioni continuano a dare risultati positivi, dimostrandosi capaci di trainare la produzione di un vasto indotto e di sostenere massicciamente l’occupazione. Si tratta insomma di un vero e proprio salvagente per l`intera economia italiana”.
Con queste parole il presidente dell’Ance Claudio De Albertis ha delineato, nella conferenza stampa di presentazione dell’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni – a cui ha partecipato anche il vicepresidente dell’Associazione Claudio Sette – il quadro di sviluppo di un settore che nel 2004 ha fatto registrare, con un incremento pari al +3,1%, il suo sesto anno consecutivo di crescita.
“La positivita’ dei risultati dell’indagine rapida condotta presso le nostre imprese associate e degli indicatori settoriali ci hanno fatto rivedere al rialzo le stime di crescita dell’1,3% formulate nell’ottobre scorso – ha dichiarato De Albertis – e questa revisione, peraltro in linea con le valutazioni Istat, e’ dovuta principalmente alla forte vivacita’ degli investimenti in abitazioni, aumentati l’anno scorso del 4,8%”.
E le previsioni per il 2005 mostrano ancora crescita, seppure meno vivace. Il settore, ha annunciato il presidente dell’Ance, fara’ infatti registrare un incremento dell’1,7% in termini reali.
Le costruzioni confermano quindi quel trend positivo che, a partire dal 1999, vede i livelli produttivi del settore crescere sempre piu’ rapidamente del prodotto interno lordo. “Se nel 2004 gli investimenti in costruzioni sono cresciuti infatti del 3,1% rispetto ad un aumento del Pil dell’ 1,2%, dal 1999 ad oggi – ha sottolineato De Albertis – la produzione del settore e’ aumentata complessivamente del 21,1% contro l’8,6% del prodotto interno lordo nazionale. Vale la pena di sottolineare che nel solo 2004 gli investimenti nel nostro settore hanno contribuito per il oltre il 22% della crescita del Pil. Un risultato, questo, che e’ peraltro solo l’ultimo di un ciclo che, dal 1999 a oggi, ha visto il contributo del settore al Pil raggiungere quota 20%”.
Che il settore eserciti un fondamentale ruolo di volano emerge chiaramente anche dall’andamento del mercato del lavoro.
“Nel solo 2004 – ha precisato il presidente dell’Ance – gli occupati nel settore delle costruzioni sono aumentati del 5,2%, a fronte di una crescita complessiva dei livelli occupazionali dello 0,7%: questo significa che piu’ della meta’ della nuova forza lavoro in Italia e’ stata generata dalle costruzioni. In particolare, dei 163.500 nuovi occupati, 91.000 sono stati assorbiti dal nostro settore, che cosl ha raggiunto la quota di 1.833.000 addetti”.
Anche questo dato risultato non fa che confermare il trend in atto da sei anni: dal 1999 al 2004 gli addetti nell’edilizia sono cresciuti infatti del 22,7%, mentre nell’intero sistema economico la crescita e’ stata dell’ 8,8%.
Non meno importante e’ il peso degli occupati nelle costruzioni rispetto a quelli dell’industria e del totale dei settori economici. Gli addetti nell’edilizia nel 2004 rappresentano infatti il 26,7% dell’occupazione industriale e l’8,2% dell`economia. Peso che si fa ancora piu’ rilevante nelle regioni del Sud, in cui la percentuale di occupati nelle costruzioni, rispetto all’industria, raggiunge addirittura quota 41,6%.
Per l’anno in corso, come detto, le stime Ance continuano ad essere positive. “Ancora crescita, quindi – ha detto il presidente dei costruttori – ma rallentata, per effetto di uno sviluppo meno vivace sia dell’edilizia abitativa che delle opere pubbliche”.
La casa, sia come nuove costruzioni che come ristrutturazione, continuera’ a svolgere un ruolo di traino dei livelli produttivi del settore (+2,2%) anche se la domanda delle famiglie comincia a mostrare segni di rallentamento. “Anche sul fronte delle opere pubbliche – ha dichiarato De Albertis – prevediamo un risultato ancora positivo, pari al +1,7%, ma il quadro del comparto resta dominato da una forte incertezza”.
Un’incertezza che si deve soprattutto, come l’Ance ha piu’ volte rimarcato, alla riduzione delle risorse per le infrastrutture, che ha raggiunto un livello preoccupante (-14% nel 2005, -16% nel 2004, per un complessivo -30% in soli due anni) e agli effetti del tetto di spesa del 2% imposto alle pubbliche amministrazioni.
“Sebbene ancora non ve ne siano segnali – ha precisato De Albertis – il rischio e’ che le pubbliche amministrazioni possano tirare i cordoni della spesa in opere pubbliche non appena esaurito il plafond”.
Ma resta ancora da sciogliere anche un altro nodo finanziario, quello legato alle opere della legge obiettivo. “Mancano all’appello – ha dichiarato il presidente dei costruttori – 27.207 milioni di euro, e cioe’ il 51% del costo complessivo delle 85 opere approvate dal Cipe”.
Oltre a consuntivi e prospettive di mercato, ampio spazio nell`analisi di De Albertis e’ stato riservato all’approfondimento del fenomeno dell’immigrazione nel nostro Paese.
“Uno dei fenomeni sociali che maggiormente modifichera’ nei prossimi anni la struttura della societa’ italiana – ha sottolineato il presidente dei costruttori – e che sta incidendo in misura sempre maggiore anche sul mercato della casa”. Quello che va sottolineato infatti, secondo De Albertis, e’ non solo il massiccio aumento dei residenti stranieri (3 milioni a fine 2004, destinati a raggiungere quota 6.500.000 nel giro di vent’anni) ma soprattutto la loro crescente tendenza alla “stabilizzazione”, per motivi di lavoro o familiari.
Proprio l’inserimento stabile in Italia e’ uno dei motivi per i quali nel 2004 si e’ avuta una progressiva crescita degli immigrati proprietari di case: da una indagine di Scenari Immobiliari emerge infatti che lo scorso anno gli acquisti di case da parte di cittadini extracomunitari sono stati pari al 12,6% del totale delle compravendite effettuate in Italia, il che vuol dire che circa 110.000 immigrati hanno comprato un’abitazione.
La domanda immobiliare e’ quindi di fatto ampliata dall’affacciarsi sul mercato di questi nuovi protagonisti.
Il vicepresidente dell’Ance Claudio Sette ha poi approfondito trend e caratteristiche del mercato del credito, sia alle imprese che alle famiglie. “La forte diminuzione dei tassi d`interesse che si e’ avuta grazie all’adesione del nostro Paese all’Unione monetaria europea e all’introduzione dell’euro – ha spiegato Sette – rappresenta senza dubbio uno dei principali fattori trainanti per la crescita del mercato immobiliare”. La discesa dei tassi ha determinato infatti una vera e propria esplosione dei mutui per l’acquisto di abitazioni. “I finanziamenti alle famiglie – ha aggiunto il vicepresidente dell’Ance – dal 2000 al 2004 sono cresciuti addirittura del 70%, ovvero a un ritmo medio annuo del 14%. E’ aumentato inoltre, di circa il 32%, l’importo medio dei mutui, e si e’ allungato il periodo di scadenza, con una netta preferenza per i finanziamenti ventennali”.
Della discesa dei tassi d’interesse hanno beneficiato anche le imprese di costruzioni, per le quali oggi il costo dei mutui si e’ attestato intorno al 4,5%.
Tra il 1998 ed il 2004, come ha chiarito Sette, gli impieghi bancari per le imprese di costruzioni sono aumentati del 41,4%, arrivando a 85.303 milioni di euro, vale a dire un tasso di crescita medio annuo del 6%. Contemporaneamente, le sofferenze sono calate del 34%, portando il rapporto sofferenze/impieghi al 10%, e cioe’ la meta’ rispetto a marzo 1998.
“Tuttavia – ha concluso il vicepresidente dell’Ance – il mondo bancario mostra purtroppo ancora scarsa attenzione nei confronti delle costruzioni, e si conferma incapace di valutare con competenza le operazioni di sviluppo immobiliare. Si tratta di un limite che va superato, per consentire al settore di continuare a crescere”.

Per informazioni:
www.ance.it

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