PROGETTO CITTA’ 2003: le interviste di Infobuild

MATERIALI PER L’ARREDO URBANO
La ceramica
Nell’ambito del Salone dell’Arredo Urbano abbiamo incontrato il professore Giorgio Timellini del Centro di Ricerca e Sperimentazione per l’Industria Ceramica di Bologna, che ci ha illustrato i motivi per cui la ceramica può essere considerata una buona soluzione tecnico-prestazionale ed estetica per l’architettura urbana.

Come si articola l’attività del Centro di Ricerca e Sperimentazione per l’Industria Ceramica?
Il Centro di Ricerca e Sperimentazione per l’industria ceramica – il Centro Ceramico di Bologna – è gestito da un consorzio universitario fondato circa 30 anni fa, con la partecipazione dell’università di Bologna, di enti territoriali (dell’Emilia Romagna, la regione in cui l’industriali ceramica nazionale ha una forte concentrazione) e delle associazioni imprenditoriali del settore ceramico (Assopiastrelle, Andil-Assolaterizi, Federceramica, etc.).
Il centro ha due sedi, una a Bologna dove risiede l’università e una a Sassuolo dove è concentrato più dell’80% delle aziende ceramiche italiane produttrici di piastrelle; occupa circa 45 di persone e svolge attività di ricerca applicata nell’area disciplinare della scienza e tecnologia dei materiali, di laboratorio di prova accreditato ed ufficiale dei materiali ceramici, di trasferimento tecnologico, di formazione avanzata dei tecnici e dei professionisti addetti alla fabbricazione ed all’applicazione ed un impiego dei materiali ceramici, di diffusione delle conoscenze. In particolare il Centro Ceramico svolge anche attività di ricerca a supporto della normazione: è infatti impegnato sulle normative internazionali sui materiali (in particolare, i materiali ceramici per edilizia, come le piastrelle).

Quali sono le caratteristiche delle piastrelle destinate all’arredo urbano?
Le piastrelle per l’arredo urbano debbono possedere e “combinare” sia caratteristiche tecniche di resistenza alle intense sollecitazioni chimiche e fisico-meccaniche prevedibili a carico dei pavimenti e delle pareti esterne, sia caratteristiche estetiche di elevato livello e prestigio, all’altezza delle severe esigenze del progetto architettonico.
Fino a due-tre decenni fa l’uso di piastrelle di ceramica nell’arredo urbano era limitato, e coinvolgeva solo marginalmente pochi tipi di prodotto – il cotto, il clinker. Negli anni più recenti si è assistito allo sviluppo del grès porcellanato, un materiale ad alte prestazioni che il progresso delle tecniche e tecnologie produttive ha consentito di produrre in una gamma molto estesa di formati (si arriva fino a lastre di un metro di lato), di colori, di tessitura cromatica e di rugosità superficiale. Le soluzioni estetiche sono infinite, e si accompagnano, come detto, a prestazioni tecniche eccellenti, presupposto per un’affidabile durabilità. Questi materiali innovativi sono il risultato dell’impegno in ricerca ed innovazione dell’industria ceramica italiana, con il supporto del Centro Ceramico. E sono il mezzo per rafforzare la competitività delle ceramiche italiane sul mercato internazionale.
Alcuni sintetici “indicatori” per dimostrare come l’Italia sia molto presente sul mercato internazionale: essa produce 650 milioni di metri quadrati per anno di piastrelle, il 50% della produzione europea; l’80-90% di questa produzione è concentrato nell’Emilia Romagna, intorno a Bologna e il 70% di questa viene esportato: siamo quindi presenti sul mercato internazionale con il 70% della produzione. Il “grosso” della quota, che si va attestando nella produzione globale sul 50%, è rappresentato dal grès porcellanato, un materiale che ha quelle caratteristiche tecniche e estetiche che lo rendono particolarmente idoneo per gli ambienti esterni e quindi anche per l’arredo urbano, in applicazioni quali pareti ventilate, pavimentazioni di piazze, centri commerciali, etc.

Come si evolvono i prodotti, ci sono prodotti nuovi?
Certamente. Anche il grès porcellanato oggi disponibile include molti prodotti che possono essere considerati “nuovi”. Ad esempio, oggi si fanno delle piastrelle 1x1m, con tecniche che non erano disponibili pochi anni fa. Ma, oltre che in questa direzione di “miglioramento continuo”, direi che la ricerca va nella direzione di produrre dei materiali che posseggono delle funzionalità “nuove”, che le piastrelle convenzionali non possiedono. Lo scopo è quello di sviluppare e produrre piastrelle che possano coprire applicazioni non tradizionali per le piastrelle in ceramica. Le faccio l’esempio di piastrelle con particolari caratteristiche elettriche o con particolari caratteristiche ottiche o chimiche (tipo piastrelle resistenti alla proliferazione dei batteri), quindi con particolari funzionalità ottenute applicando tecniche di fabbricazione in parte trasferite da altri settori industriali. Stiamo parlando di tecniche oggi applicate nel campo dei materiali cosiddetti “avanzati”, e direi che la strada da perseguire sia questa. Molti ricorderanno che nel secondo dopoguerra e poi negli anni ‘60 e ‘70 le piastrelle trovavano la loro prevalente applicazione nella casa, ed in particolare nei locali “igienici” (bagni e cucine). Oggi le piastrelle di ceramica trovano sempre più applicazioni fuori dalle case, negli ambienti pubblici, negli ambienti industriali, nelle facciate , etc., e questo è il frutto e il risultato della ricerca. Dunque, piastrelle ceramiche con predefinita specifica tecnica, con predefinite proprietà estetiche, progettate e realizzate per applicazioni ad elevata affidabilità e durabilità nell’arredo urbano: ecco il segnale che Assopiastrelle intende lanciare con la sua partecipazione a questa mostra.

E in termini di rispetto dell’ambiente?
Un altro “punto di forza” delle piastrelle di ceramica italiane è l’aspetto ambientale. Le piastrelle di ceramica sono sempre state considerate dagli ambientalisti o dai bioarchitetti come un materiale non amico dell’ambiente. In realtà, si tratta in molti casi di un pregiudizio: possiamo infatti documentare, e dimostrare in termini quantitativi, che le piastrelle di ceramica italiane sono fabbricate con tecniche molto migliorate dal punto di vista ambientale. L’analisi del ciclo di vita delle piastrelle di ceramica italiane fornisce risultati veramente interessanti, soprattutto se si considera la posizione di assoluto rilievo che le piastrelle hanno in termini di igienizzabilità, pulizia, resistenza al fuoco, stabilità ed inerzia chimico fisica, resistenza a qualunque rilascio di sostanze tossiche. E l’elenco potrebbe continuare. Anche nel processo produttivo si sono sviluppate e diffuse tecnologie di recupero integrale di tutti i rifiuti e delle acque reflue. Le industrie ceramiche italiane utilizzano il riciclo dei loro rifiuti, non “scaricano nulla”; le emissioni gassose sono ridotte ai livelli più bassi consentiti dalle tecniche di depurazione più efficienti oggi disponibili.
L’anno scorso la commissione europea ha pubblicato i criteri per l’assegnazione del marchio ECOLABEL alle piastrelle di ceramica. Ecolabel, come tutti sapranno, è il marchio ecologico europeo ed è rappresentato da un fiore i cui petali sono le stelle degli Stati UE. Ecolabel è un marchio di “eccellenza” ambientale. Ora le piastrelle di ceramica possono chiedere quel marchio, per cui presto vi saranno piastrelle documentate come a minore consumo energetico, a minori emissioni nell’aria e nell’acqua, con migliore informazione del consumatore e migliore gestione dei rifiuti.

Quali sono le condizioni perché una realizzazione in ceramica duri nel tempo?
Il materiale utilizzato non è tutto, anche se è certamente importante. Un’elevata durabilità di un’installazione ceramica – una piastrelaltura ceramica a pavimento o a parete – è il risultato di una buona ed attenta progettazione, dell’uso di materiali di buona qualità, di un’abile esecuzione delle operazioni di installazione, di una corretta conduzione di uso e manutenzione da parte dell’utilizzatore. Se queste condizioni sono soddisfatte, una piastrellatura può durare indefinitamente, quanto l’edificio su cui è applicata. Insomma, bisogna partire da una considerazione molto accurata della specifica tecnica dei materiali, e poi progettare ed installare bene.
Per l’approfondimento dell’aspetto progettuale dei sistemi costruttivi in ceramica: “Le piastrelle di ceramica nell’architettura urbana” di Giorgio Timellini e Carlo Palmonari, ed. EDICER, Sassuolo (2002).

La pietra naturale: Odorizzi Porfidi
Con Marco de Giovanelli responsabile tecnico settore posa della Odorizzi Porfidi abbiamo esplorato il settore delle pavimentazioni per esterni in pietra naturale.

Di cosa si occupa la Odorizzi spa?
Una parte preponderante della nostra produzione, e commercializzazione, è destinata alla pavimentazione per l’arredo urbano: piazze e giardini pavimentati con pietre naturali. Siamo un’impresa che si occupa dell’estrazione e della produzione di pietra; facciamo la posa in opera diretta di questi materiali e oltre a questo abbiamo un ufficio tecnico che può dare consulenze gratuite, sia ai progettisti che agli Enti pubblici.

Come giudica il rapporto con la Pubblica Amministrazione?
Le relazione tra impresa e Ente pubblico è buona, ma certo l’aspetto burocratico del rapporto è oneroso, anche in termini di tempo.

Perché ritenete importante partecipare a Progetto Città?
Per instaurare nuovi rapporti e per rafforzare i contatti che già abbiamo: noi infatti siamo un’azienda già abbastanza affermata. Ma è importante partecipare ad una fiera soprattutto per farci conoscere ulteriormente dagli Enti pubblici, dai progettisti e dai giovani progettisti perché crediamo che la pietra ha un futuro se viene inserita nei capitolati, se si sostituisce ai manufatti in cemento. Questa è la strada che va percorsa: progettisti e enti pubblici.

Ma parliamo anche delle realizzazioni in pietra naturale…
Abbiamo esempi di strade antichissime pavimentate in pietra naturale, la qualità delle strade si vede proprio calpestandole. La tradizione della pietra naturale è lunghissima: noi diciamo che alle caratteristiche di durabilità si uniscono bellezza e valenze estetiche. La Odorizzi cerca di lavorare con i grandi architetti per dare rilancio estetico alla pietra come valore aggiunto, un esempio: Renzo Piano – Auditorium Paganini, l’anno scorso abbiamo pavimentato l’area esterna e il foyr dell’Auditorium di Parma.

LA SICUREZZA NELLE AREE URBANE: Hesa
Da una recente indagine del Cirm si apprende che uno dei rischi più temuti dai cittadini è l’aggressione in luogo pubblico con un valore pari al 37%. Di cui: strade (62,3%), scuole/università (18,3%), parchi/giardini pubblici (16,4%), abitazioni (14,6%), banche (13,6%), i negozi/esercizi commerciali (12,8%), uffici postali (10,8%), stadi (9,5%); questi sono i luoghi dove i cittadini si sentono più insicuri. Da tempo le Pubbliche Amministrazioni hanno individuato nel servizio di videosorveglianza in aree urbane “a rischio” uno degli strumenti più efficaci sia per rispondere alla crescente richiesta di sicurezza dei cittadini sia per disincentivare eventuali azioni illecite. Soluzione, sempre in base ai dati dell’indagine del Cirm, che pare essere gradita ai cittadini, i quali dichiarano di essere disposti a rinunciare in parte alla propria privacy e di essere quindi favorevoli all’installazione di sistemi di videosorveglianza nei luoghi pubblici. In dettaglio: stazioni ferroviarie (90,5%), dentro i negozi (83,7%), scuole (81,4%), parchi (80,6%), fuori dagli esercizi commerciali (78,6%).
I dati qui sopra riportati appartengono al Rapporto del Cirm presentato interamente a “Sicurezza 2002, mostra internazionale dedicata alla sicurezza e all’automazione degli edifici” organizzata da Intel srl e promossa da Anie-Anciss (Associazione Italiana Sicurezza ed Automazione Edifici).

Alla luce dei dati riportati, abbiamo chiesto a Enzo Hruby, Presidente di Hesa, azienda che opera nel settore della sicurezza professionale, come affrontano il tema e quali problematiche riscontrano.

Abbiamo visto come si compone il panorama emotivo dei cittadini nei confronti del tema sicurezza e come rispondono in alcuni casi le P.A., quali soluzioni Hesa ha deciso di proporre al mercato?
A questa fiera ci presentiamo con due sistemi adatti per l’area urbanistica: Wavemaster e Wavepro 2002, con caratteristiche per la protezione di aree pubbliche e funzione antiterrorismo; ben consci che se la prima preoccupazione del cittadino è il furto dell’abitazione, il furto nelle aree pubbliche metropolitane lo segue a breve distanza. Le P.A. hanno risposto a questo problema con un maggiore incremento di forze dell’ordine, e questo corrisponde sicuramente a un modello italiano di sicurezza. Il modello anglosassone invece utilizza l’impiego di nuove tecnologie e utilizza l’uomo solo nel momento in cui c’è necessità di un intervento. Wavemaster e Wavepro 2002 fanno riferimento ad un modello di sicurezza molto in uso e consolidato nei paesi anglosassoni. Infatti, il controllo della persona specializzata avviene solo dopo la segnalazione di una anomalia, cioè quando si rende realmente necessario un intervento mirato. Soluzione che consente inoltre un risparmio dei costi. Funzioni uniche che nessun altro sistema di videosorveglianza ha.

Quale rapporto con le P.A.?
Il problema è che gli uffici acquisti dei comuni non conoscono in modo approfondito quali prestazioni devono avere i sistemi di videosorveglianza per essere veramente efficaci. I comuni vanno per gare di appalto, avendo forse un budget da non superare e magari acquistano prodotti non adatti. Per esempio, per una vasta area da monitorare non può essere usata una telecamera fissa, ma una telecamera brandeggiante che volteggia a 360°, in grado di zoommare e di rilevare la luce quasi in oscurità completa.

Quali sono le caratteristiche di questi prodotti?
Le funzioni particolari del sistema sono: il motion detector basato sulle reti neurali, ovvero, un sistema che apprendere quello che di fatto il video trasmette, quindi di memorizzare le immagini; e una funzione che noi chiamiamo di antiterrorismo che permette di rilevare se un oggetto viene depositato e permane in una certa area per un tempo che noi possiamo impostare o, anche nell’ipotesi contraria, se un oggetto viene sottratto. Le variabili da impostare sono: la dimensione dell’oggetto, tempo di deposito o sottrazione. Un’altra funzione del sistema è la possibilità di impostare la zona chiamata “di privacy”, quindi impostare delle zone dove non è possibile distinguere la fisionomia del volto. Questo permette di essere in regola con il garante. In caso di evento particolare è possibile tramite una password speciale (password che viene fornita da Hesa in caso di richiesta specifica) eliminare e vedere identificare eventualmente la persona che ha commesso l’illecito.

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