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Le norme internazionali della serie ISO 14020, relative all’etichettatura ambientale dei prodotti, sono state elaborate, a partire dal 1993, dal Sottocomitato “SC3 – Environmental Labelling” dell’ISO/TC 207 che si occupa di gestione ambientale. Attualmente sono tre le norme di questa serie già pubblicate dall’ISO e recepite dall’UNI in italiano (UNI EN ISO 14020, 14021 e 14024), a cui si aggiunge il rapporto tecnico ISO/TR 14025 che introduce le dichiarazioni ambientali di prodotto. Una dichiarazione ambientale di prodotto è un documento contenente informazioni ambientali quantificate riguardanti il ciclo di vita di un prodotto. Questo documento nasce per volontà del produttore e/o del fornitore, ed in seguito ad un processo di verifica dei dati contenuti, accompagna la commercializzazione del prodotto descritto. È una tipologia di etichettatura non selettiva, in quanto non fissa livelli minimi per accedervi (come invece l’etichettatura di tipo I, si pensi ai criteri dell’Ecolabel), si basa comunque sulla valutazione del ciclo di vita LCA, definita dalle norme della serie ISO 14040, e prende in esame i dati relativi ad alcuni parametri fondamentali che vanno preliminarmente definiti per ogni categoria di prodotto. La scelta di pubblicare, nel marzo del 2000, il documento di riferimento nella forma di un rapporto tecnico è stata presa in quanto la materia era considerata ancora in forte sviluppo e si riteneva dunque prematuro cercare un ampio consenso a livello internazionale rispetto ai requisiti di una norma su questo argomento. La pubblicazione del TR 14025 ha così permesso a tutti i paesi di maturare le proprie esperienze e, nel corso dell’ultima riunione del 2002, il gruppo di lavoro responsabile ha giudicato maturi i tempi per la trasposizione del TR 14025 in norma. Gli enti normatori di tutti i paesi ISO sono stati dunque chiamati a votare e, con una maggioranza di 24 voti a favore e 7 contro, hanno votato per l’inizio dei lavori. È proprio di questi mesi la convocazione di un incontro in Argentina per redigere una prima bozza di norma che possa sostituire il TR 14025. Nonostante l’assenza di una norma consensuale, sono nate comunque diverse iniziative sulla base del TR 14025. Tra le esperienze più significative in campo internazionale, l’iniziativa principale, oltre che la prima in assoluto, è stata realizzata in Svezia, dove lo Swedish Environmental Management Council ha realizzato un programma di dichiarazioni ambientali di prodotto noto appunto come EPD (Environmental Product Declaration). La guida per la realizzazione del programma prende spunto proprio dal TR 14025, costruendo su tali basi un sistema di elaborazione di specifiche di prodotto (PSR = Product Specification Requirements), di contatti tra aziende ed istituzioni, di verifiche di terza parte delle dichiarazioni ambientali, di registrazione dei risultati. Ad oggi sono 77 le PSR disponibili (alcune in fase di ultimazione) di cui 40 rispondenti al logo EPD. Due dichiarazioni sono italiane, una ha già il logo EPD e non riguarda un prodotto in senso stretto ma un servizio, quello di gestione dei rifiuti. L’interesse attorno a questo programma, così come a tutte le iniziative pubbliche o private attualmente allo studio, è notevole in quanto la dichiarazione ambientale di prodotto si adatta meglio alle esigenze delle aziende rispetto alle etichette selettive di tipo I, e potenzialmente è quindi più flessibile e può diffondersi in maniera più capillare. Nel settore edile è emerso da subito un notevole interesse per la possibilità di arrivare a dichiarazioni di questo tipo per i prodotti da costruzione, tanto che è nata una “liason” tra l’ISO/TC 207/SC3 ed l’ISO/TC 59 responsabile delle norme sulle costruzioni edili. Particolarmente favorevoli a “settorializzare” le dichiarazioni di prodotto per il comparto edile sono i francesi, che spingono appunto in tale direzione e che hanno già pubblicato una norma sperimentale AFNOR proponendo così una sorta di EPD nazionale di settore. Restano però ancora diversi dubbi e diversi nodi da sciogliere prima che questi progetti da sperimentali possano realmente affermarsi sul mercato, e probabilmente l’inizio dei lavori di trasposizione del TR 14025 in norma internazionale potrà dare risposta a questi dubbi e stimolare in maniera più significativa lo sviluppo e l’affermazione sul mercato delle dichiarazioni ambientali di prodotto. UNI, Stefano Sibilio Comparto Energia e Territorio tel. 02 70024.444, fax 02 70106106 Per maggiori informazioni: [email protected] Pubblicato su Edilizia e Territorio n. 7/2003 (24 febbraio – 1 marzo 2003) 24/02/2003 Dichiarazione ambientale di prodotto: i tempi sembrano finalmente maturi Diverse iniziative in questo periodo portano a ritenere che a breve il mercato delle dichiarazioni ambientali di prodotto potrebbe evolvere verso una buona diffusione in Italia e all’estero. Una dichiarazione ambientale di prodotto è un documento contenente informazioni ambientali quantificate riguardanti il ciclo di vita di un prodotto, che nasce per volontà del produttore e/o del fornitore e che, in seguito ad un processo di verifica dei dati contenuti, accompagna la commercializzazione del prodotto descritto. E’ una tipologia di asserzione ambientale non selettiva, in quanto non fissa livelli minimi per accedervi (come invece l’etichettatura di tipo I, per esempio l’Ecolabel) ma intende presentare in forma sintetica le informazioni ambientali significative relative al prodotto. Per quanto riguarda gli aspetti normativi, l’argomento rientra nella famiglia delle norme ISO 14000, ed in particolare nella serie 14020 sulle asserzioni ambientali relative ai prodotti. Le attività di revisione del documento ISO/TR 14025, appena partite a livello internazionale e volte ad elaborare una norma tecnica, individuano proprio nelle dichiarazioni ambientali di prodotto lo strumento più flessibile e di larga applicabilità per la comunicazione di informazioni ambientali relative ai prodotti. Il gruppo di lavoro UNI che interfaccia tali attività, il GL10 “Gestione Ambientale di Prodotto” della Commissione Ambiente, coordinato da Raffaele Scialdoni dell’ENEA (vedere anche notizia del 17/05/2002) è particolarmente attivo sulla materia e presente a livello internazionale grazie agli sforzi di tutti i soggetti interessati, tra cui va segnalata la presenza e la partecipazione attiva dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi tecnici (APAT). Con tutta probabilità sarà proprio Francesco Tarisciotti dell’APAT a rappresentare l’Italia nella prossima riunione ISO che si terrà in Argentina in cui si delineerà una prima bozza di norma sulle dichiarazioni ambientali di prodotto. Parallelamente alle attività normative, diverse iniziative sono in corso in tutto il mondo su questo argomento. Tra le esperienze più significative in campo internazionale, nate sulla base dell’ISO/TR 14025, l’iniziativa principale è sicuramente quella svedese: lo Swedish Environmental Management Council ha realizzato un programma di dichiarazioni ambientali di prodotto noto come EPD (Environmental Product Declaration), schema che inizia a diffondersi anche in Italia. Lo scorso 17 marzo, a Milano, con il coordinamento di Fabio Iraldo di IEFE Bocconi e di Domenico Andreis ed Enrico Cusinato del RINA, si è tenuto un convegno dal titolo “Comunicare al cliente i vantaggi ambientali dei prodotti e dei servizi” al quale ha partecipato anche l’UNI con un intervento di Stefano Sibilio. Ai numerosi presenti sono state illustrate le attività più innovative e le esperienze concrete in materia di dichiarazioni ambientali di prodotto, con interventi di elevato spessore internazionale tra cui, da segnalare, la presenza di Riccardo Rifici, vicepresidente del Comitato Ecolabel Ecoaudit e di Sven-Olof Ryding, direttore del citato Swedish Council. Tra i principali elementi emersi, la constatazione che le prime aziende italiane che hanno finalizzato un processo di EPD, mostrano interessanti dati di crescita del fatturato o di maggiore interesse dei propri clienti verso questa esperienza. Il RINA ha già “pre-certificato” alcune EPD italiane secondo lo schema svedese, schema già approvato anche dal Sincert (per il quale era presente lo stesso presidente, Lorenzo Thione) per un auspicato mutuo riconoscimento tra Italia e Svezia. Altra iniziativa lodevole è quella della società Macroscopio di Imola, diretta da Maurizio Fieschi, che si è fatta promotrice di un progetto LIFE comunitario, denominato “Intend” ([email protected]), che, riunendo tutte le parti interessate, intende favorire la diffusione e lo sviluppo di un sistema completo di EPD in Italia ed in Europa partendo proprio dall’esperienza svedese. UNI, Stefano Sibilio Comparto Energia e Territorio fax 02 70106106 Per ulteriori informazioni:[email protected] Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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