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Habitat Legno: in gara col tempo per un?opera prestigiosa

La realizzazione del nodo del ponte di legno che Giulio Cesare ordinò per passare il Reno, disegnato da Massimo Scolari, per conto del Centro Palladio di Vicenza, ha dimostrato la capacità tecnologica ed organizzativa dell’Habitat Legno

La sfida
In sole due settimane, dal 18 agosto ai primi di settembre, dunque in un periodo in cui è difficile reperire mezzi di sollevamento, permessi, operai – il nostro Paese è chiuso per ferie! – è stato redatto il progetto tecnologico e costruttivo, realizzati i componenti in stabilimento e quindi, in due giorni, messo in opera il grande nodo.
Già alcuni anni fa, in occasione di una biennale a Venezia, l’Habitat Legno aveva collaborato col prof. Scolari per la realizzazione dell’aliante, che ora, installato sul tetto dell’ex Cotonificio di S. Marta a Venezia, sede dell’Istituto universitario di architettura, ne è divenuto il simbolo.
Questa volta l’opera era più semplice, anche se non meno intrigante, considerata la dilatazione di scala del nodo del ponte di Cesare nell’interpretazione palladiana, ma i tempi erano ristrettissimi. Sia il nodo disegnato da Palladio, sia l’interpretazione di Scolari erano chiari, ma le condizioni al contorno erano inusuali.
Il cortile di Palazzo Barbaran da Porto è accessibile solo da piccoli mezzi di sollevamento e gli elementi che componevano il nodo potevano arrivare solo “a braccia”, nel senso che dovevano essere scaricati dall’autotreno prima di entrare nel palazzo. Era impensabile, per i tempi ristretti, realizzare i componenti nel cortile, o trasportarli con elicottero.

L’esecuzione
Ma la sfida era stata accolta. Nell’ossequio formale e rispettoso del progetto, i componenti sono stati realizzati con un sistema scatolare, internamente controventato, con grandi fette di travi lamellari, realizzate con assi di 5 cm di spessore, per cui sono risultati leggerissimi.
In pratica la struttura è vuota, anche se è pressoché impossibile stabilirlo a vista.
La perfezione dei tagli e degli incastri ha consentito di usare lo stesso sistema di coazione ed autostringenza dell’interpretazione palladiana.
Insomma è stato superato quel difficile divario che a volte allontana l’idea dalla sua realizzazione anche per merito di una felice concomitanza: da una parte, il prof. Laner, chiamato per la consulenza strutturale, conosceva assai bene non solo il ponte di Cesare (v. ad esempio il saggio sul n° 1 di “Adrastea”, rivista edita dall’Habitat Legno), ma anche le tecnologie possibili col legno lamellare e dall’altra, il Geom. Natale Albertani, che ha messo in campo tutte le potenzialità tecnologiche dell’Habitat Legno e la sua personale e vasta esperienza, sia di produzione che di cantiere.

Il risultato
La realizzazione del nodo è stato dunque il risultato di una forte sinergia, fra progettista, consulente ed Habitat Legno. Come allora, nel 56 av. Cristo, Cesare meravigliò i Germani, che consegnarono armi ed ostaggi senza opporre resistenza, di fronte al prodigio di un ponte di 400 m di lunghezza costruito in dieci giorni, poiché, come scrive Cesare nel suo De Bello Gallico, non era degno, né per lui, né per il popolo romano che l’esercito attraversasse il fiume con barche, anche oggi il ponte, pur nell’esecuzione di un solo particolare, ingrandito di scala, ha suscitato grande meraviglia: come se di colpo, dal cielo, una grande mano avesse depositato una possente struttura nel delicato cortile del palazzo vicentino!

La testimonianza di Natale Albertani
Nel mese di agosto 2002, non ricordo esattamente il giorno, ma era un sabato (periodo feriale) il prof Laner mi telefonò per chiedermi la disponibilità di Habitat Legno SpA di realizzare un prototipo di un ponte da esporre nel museo Palladio di Vicenza, nel giro di massimo 10 giorni. Mi anticipò subito che non si sarebbe offeso in merito ad una risposta negativa da parte di Habitat, condividendo con noi che eravamo purtroppo nel pieno delle ferie quindi con le fabbriche ormai in fase di chiusura. Il prof. Laner mi espresse il desiderio che l’Habitat potesse risolvere in qualche modo tale problema anche perché nessuna altra azienda avrebbe preso in considerazione il caso in quel periodo…
Dopo una riflessione quasi angosciosa, che non aveva nulla a che vedere con l’aspetto puramente economico e commerciale, mi riservai di studiare il caso esaminando la struttura, ma purtroppo gli artisti a volte sono anche artisti di complicazioni. Il fatto era che non esistono aziende in Italia che possano produrre strutture lamellari con sezioni di 1,20 x 1,20 x15 mt a sezione piena (tanto più nel mezzo di agosto). Oltre a come produrre tali elementi si doveva anche provvedere al loro montaggio nel centro studi, posto nel centro della città, luogo tremendamente difficile per il trasporto e per l’accessibilità anche solo con mezzi normali.
Dopo un immediato sopralluogo con i responsabili del centro presi la decisione di procedere cosciente che era questione di minuti e di millimetri. Il tutto venne predisposto e organizzato con poche persone e in pochissime ore, e per quanto riguarda il merito penso che vada esclusivamente attribuito al nuovo potenziale della fabbrica Habitat Legno di Fontanellato (PR) in cui ci si può permettere di produrre e lavorare in poche ore e con poco personale.

Documentazione: prof. Franco Laner e Habitat Legno

www.habitatlegno.it

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