Il futuro nelle megalopoli: la sfida dell?architettura

Nel mondo ogni giorno 175.000 persone vanno ad abitare nelle città. Questo dato viene fornito dalle Nazioni Unite, secondo le quali entro vent’anni metà della popolazione mondiale si concentrerà nelle aree metropolitane, e nel 2050 ben ¾ dell’umanità sarà ospitata dalle Megacities. Sarà una delle sfide politiche più difficili da affrontare, il vero banco di prova per valutare la convivenza tra le civiltà. Come affermato dal Cancelliere tedesco Gerhard Schröder nel suo discorso di apertura del XXI congresso internazionale di architettura, svoltosi dal 22 al 26 luglioa Berlino, “Nelle città, più che in ogni altro luogo, si deciderà il modo in cui ci porremo nei confronti delle persone di diverso colore, provenienza e religione; lì si vedrà se discrimineremo le minoranze o se invece sapremo vivere la molteplicità come ricchezza”.
“ Risorsa architettura” il tema scelto dagli organizzatori, e i cinquemila tra architetti, ingegneri, studenti e imprenditori, presenti a Berlino nei cinque giorni della manifestazione, hanno potuto scegliere tra una vastissima proposta di argomenti che spaziavano dalle conseguenze dell’11 settembre sulla progettazione architettonica, all’uso delle nuove tecnologie rispettose dell’ambiente, i fenomeni di urbanizzazione spontanea, le prospettive di uno sviluppo urbano sostenibile, le esperienze delle città in Cina, il caso Singapore. Ma certamente il tema centrale è stato lo sviluppo delle megalopoli e il discorso del Cancelliere tedesco sull’esplosione demografica dei grandi centri in Asia, Sud America e Africa, paesi economicamente deboli, ma anche la situazione delle città europee, l’invecchiamento della popolazione e l’arrivo di nuove generazioni di immigrati extracomunitari si è rivelato un monito ricco di preoccupazioni. Compito della politica, per Schröder, sarà riuscire a creare le condizioni all’integrazione sociale.
Ma l’architettura come si confronterà con gli scenari sopradescritti? Il presidente dell’Uia, Unione internazionale degli architetti, Vassilis Sgoutas sostiene che “l’architettura dovrà essere lo strumento di questa integrazione”, al progettista il compito di “rappresentare un mondo sempre più globalizzato”. Sgoutas ha, inoltre, posto l’accento sulla crescente privatizzazione degli spazi pubblici, che minaccia l’equilibrio sociale e toglie identità alle città.
Varie soluzioni ai problemi posti dalle megalopoli hanno però suscitato reazioni contrastanti.
Il critico Heinrich Wefing introducendo il tema ”Limiti delle Megacities” si dichiarava stupito che alcuni architetti riscoprissero le virtù del piano, ma poco dopo l’architetto Speer di Francoforte, specializzato in pianificazione urbana ha illustrato il suo “sistema ecologico di edificazione cittadina” pensato per Shanghai, la città cinese che attualmente conta 16 milioni di abitanti, che diverranno 23 milioni nel 2015; città nella quale Speer ha lavorato negli ultimi anni in collaborazione con le autorità locali. Per Speer il futuro della città dovrà prevedere quartieri quadrilatero a sei piani di 400 metri di lato, comprensivi di parchi e cortili interni e strade commerciali. Saranno costruiti con materiali riciclabili, gli appartamenti saranno riscaldati con energia solare, gli autobus elettrici e le automobili usate in comune con il car sharing, in modo da ridurre drasticamente il traffico.

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