Pirellone: attacco ad un simbolo

I tragici fatti dei giorni scorsi lo hanno riportato alla ribalta. Ma cos’è il Pirellone e perché rappresenta, non solo il simbolo di una Milano, ma anche e soprattutto l’icona di un periodo della storia dell’architettura italiana?
Il Grattacielo Pirelli, costruito tra il 1955 ed il 1959 su progetto dell’architetto Giò Ponti con la consulenza strutturale degli ingegneri Pierluigi Nervi e Arturo Danusso, e’ sede principale degli uffici della Giunta Regionale della Lombardia. Simbolo del boom economico della Milano del dopoguerra, con i suoi 127,10 metri di altezza e’ l’edificio più alto della città.
La sua costruzione, all’epoca, fece scalpore. Nel 1950 fu Alberto Pirelli a decidere per un avveniristico grattacielo come nuova sede direzionale, e venne scelto per il grattacielo Pirelli il terreno dove si trovava la sede dell’azienda all’inizio dell’attivita’ della famiglia, nell’Ottocento. Il grattacielo e’ uno degli edifici di cemento armato piu’ alti del mondo, ha una forma a lastra con estremità ristrette che si piegano diventando punte tagliate ai vertici. Il più’ grave problema dal punto di vista statico, che venne risolto in fase di progettazione grazie all’intervento di Nervi e Danusso, e’ quello dell’azione del vento sulle ampie facciate, problema che venne superato con due coppie di pilastri lamellari ortogonali ai prospetti capaci di offrire rigidità alla struttura. Il 12 luglio 1956 venne posata la prima pietra, il cantiere e i lavori vennero gestiti direttamente dalla Pirelli attraverso l’istituzione di un ufficio interno all’azienda mentre solo la direzione dei lavori venne affidata a degli esterni, gli ingegneri Valtolina e Fornaroli. La grande novità architettonica fu l’uso del calcestruzzo per una costruzione cosi’ alta: venne valutato che sulle fondamenta sarebbero gravate circa 60.000 tonnellate di cemento. Per la produzione del calcestruzzo si studiò un particolare impianto che rispondesse alla necessita’ di confezionare a terra l’amalgama di cemento e inerti speciali e di trasferirli automaticamente e alternativamente alle due betoniere che versavano direttamente l’impasto nelle benne degli elevatori.
L’inaugurazione avvenne il 4 aprile 1960 e per 18 anni il grattacielo fu ”popolato” da circa 2000 persone, 1200 dipendenti dell’Azienda più gli occupanti di uffici e negozi affittati. Realizzato in quella fase di espansione economica del capoluogo milanese e dell’Italia tutta che ha contraddistinto gli anni Sessanta, l’opera di Giò Ponti e’ il segno complementare alle riflessioni sulle radici culturali e figurative in ambito milanese suggerite dal progetto della Torre Velasca, sua contemporanea. Il grattacielo Pirelli si pose in antagonismo con la Torre progettata dal Gruppo BBPR e se la critica italiana snobbo’ il progetto di Ponti dividendosi poi su quello della Torre Velasca, quella internazionale accolse con diffidenza il profilo medievaleggiante progettato dal gruppo BBPR mentre apprezzo’ la sagoma affilata del grattacielo che divenne l’edificio più conosciuto del dopoguerra. Per 52 miliardi il Pirellone, come viene familiarmente chiamato il grattacielo, fu poi venduto dall’Azienda alla Regione Lombardia nel 1978. La Regione svolse dei lavori di trasformazione adibendo a sala consiliare il centro meccanografico e modificando uffici e servizi oltre ad un generale adeguamento dell’impiantistica, il tutto sotto la supervisione dell’Architetto Bob Noorda.

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