Portofino a rischio

Torna il cemento dopo la riduzione del Parco. Dopo 60 anni di vincoli ambientali riappare la possibilità di costruire nell’area protetta di Portofino. Una legge regionale ha prima ridotto significativamente le zone a parco e poi ha consentito la realizzazione di piccole “costruzioni agricole” per mettere al riparo trattori e attrezzature per la raccolta delle olive. Si tratta di costruzioni improvvisate e di dimensioni ridotte ma che, secondo ambientalisti e Wwf potrebbero facilmente trasformarsi in ville e seconde case. Il nuovo piano della riserva naturale di Portofino è, dunque, servito. Lo ha preparato l’Ente Parco ed entro il 18 gennaio scadrà il termine per i ricorsi; un mese dopo, la Regione Liguria lo approverà così com’è. Secondo l’assessore forzista Franco Orsi le zone dove si può operare consentono esclusivamente interventi funzionali alla vocazione agricola dell’area di cui è impossibile la trasformazione in unità abitative, come invece accusano gli ambientalisti. Tale possibilità, sempre secondo Orsi, è indispensabile per fornire ai contadini l’opportunità di gestire ottimamente i propri fondi concedendogli il permesso per realizzare depositi, strade tagliafuoco e di penetrazione, ecc. L’Ente Parco si muove sulla pericolosa strada del permissivismo ritenendo alcuni vincoli anacronistici, eccessivamente restrittivi e limitativi della possibilità di rendere l’area utilizzabile dalle comunità agricole locali. Ma termini come “abusivismo impossibile” e “manufatti indispensabili” fanno inferocire gli ambientalisti. Secondo Fulco Pratesi, presidente Wwf, ogni centimetro cubo di cemento in più sul promontorio di Portofino rimane una perdita e un pericolo per il territorio.

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