Napoli in allarme

Costerà non meno di 5600 miliardi l’opera di restauro del sottosuolo napoletano. La città, duramente provata da una pioggia durata solo un paio d’ore, fa ora i conti con decenni di incuria amministrativa e con un terreno strutturalmente particolare. Si prepara un piano di recupero su ampia scala che impegnerà per dieci o quindici anni studiosi e amministratori. Occorrerà ripristinare il tessuto sul quale poggiano interi quartieri, tenendo presente gli aspetti che rendono eccezionale la struttura del capoluogo partenopeo: l’origine vulcanica del materiale sotterraneo, il degrado delle reti fognarie, l’insufficienza dei canali e dei sistemi di drenaggio per il peso urbanistico cresciuto esponenzialmente in questi ultimi anni, il dedalo delle cavità naturali, l’instabilità dei costoni tufacei. La piaga degli incendi estivi, inoltre, ha creato tappeti impermeabili di cenere che contribuiscono a stravolgere i normali percorsi dei flussi dispersi nel sottosuolo. Secondo Franco Ortolani, docente di Geologia alla Federico II: “…Spendere (bene) 5600 miliardi per il restauro del sottosuolo napoletano può sembrare un’esagerazione, invece è soltanto un’esigenza. Non rinviabile più di un giorno soltanto…”.

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