Movimento Moderno: fu vera gloria?

Il tema è troppo scottante per non suscitare polemiche e dibattiti strorico-critici. La discussione si è subito accesa alla presentazione, presso la Triennale di Milano, del nuovo “Dizionario Skira dell’architettura del Novecento” curato da Vittorio Magnago Lampugnani, docente del Politecnico di Zurigo. Il testo, indiscutibilmente revisionista, ribalta alcuni dei luoghi comuni della critica odierna considerando, tra l’altro, le avanguardie solo una tappa nella complessa storia del secolo breve. Tra le indubbie novità anche la totale rivalutazione delle realizzazioni del periodo fascista a fronte di una complessiva mancanza di attenzione nei confronti di alcune star dell’architettura contemporanea come Frank Gehry. L’incontro di presentazione si è animato sul dibattito tra l’autore, Vittorio Gregotti e Giorgio Grassi sul ruolo del Movimento Moderno nel Novecento. Lampugnani, a questo proposito, ha ribadito la sua posizione di dubbio in merito all’unicità proprio del Movimento Moderno. Clamore hanno poi suscitato le parole di Giorgio Grassi che, senza mezzi termini, ha etichettato il recente ridisegno della Postdamer Platz di Berlino di Renzo Piano “un disastro” e la professione dell’architetto oggi del tutto assimilabile a quella di un “decoratore”.

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